L’omofobia purtroppo non va in vacanza e soprattutto d’estate sembra regalarci momenti di cui faremmo volentieri a meno. Questa volta è il turno del Coming-Aut LGBTI+ Community Center, i cui locali sono stati vandalizzati da ignoti. «Nella mattina di lunedì 1 agosto» si legge nel comunicato stampa dell’associazione, un volontario del centro «recandosi presso la sede di Corso Garibaldi, ha constatato che la finestra della stanza che ospita lo sportello di prima accoglienza era stata fracassata: i vetri, in frantumi sul pavimento, esito di un colpo inferto con un oggetto che non è stato ritrovato. Gli aggressori hanno inoltre rubato una pianta in vaso, che ornava il davanzale».
Non è la prima volta che il Coming-Aut LGBTI+ Community Center subisce attacchi del genere: «Nella serata di martedì 14 giugno, intorno alle 22.20, mentre nell’ufficio si stava svolgendo una riunione, un gruppo di ragazzi ha gridato insulti attraverso la finestra aperta (in particolare, “froci bastardi”). In quell’occasione, Cecilia Bettini e Davide Podavini, rispettivamente vicepresidente e presidente di Coming-Aut hanno rincorso gli aggressori, raggiungendoli per chiedere spiegazioni, ma questi si sono dati alla fuga». Episodio che ha avuto un seguito a danno di Bettini, che si è sentita apostrofare poi con insulti transfobici.
Davide Podavini, presidente di Coming-Aut LGBTI+ Community Center dichiara: «Quando la nostra visibilità, la presenza della comunità LGBTI+, non è tollerata, allora entra in azione l’omolesbobitransfobia. Non è un caso che queste aggressioni siano arrivate a tre mesi dall’apertura del Centro UNAR e all’indomani del VI Pavia Pride, che con il tema TORNARE FUORI aveva riempito la città di orgoglio nell’edizione più partecipata di sempre. La nostra sede, lo spazio che è stato attaccato, è il luogo di costruzione di tantissime azioni di solidarietà comunitaria e lotta politica, e, in seguito alla vittoria del bando UNAR, è oggi anche Centro Antidiscriminazioni. È uno spazio umano forte, che non si lascia intimidire».
E si legge ancora, nel comunicato: «Ogni volta che la comunità LGBTI+ è stata attaccata, ne è uscita più forte. Questo il messaggio che rivolgiamo oggi a noi stess*, a tutta la comunità del territorio. Tramite il nostro legale, stiamo procedendo a sporgere denuncia-querela. Di certo c’è che queste aggressioni non saranno riconosciute come omolesbobitransfobiche perché manca una legge».
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