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Le avventure di Sabrina Spellman, tra libero amore e guai coi satanisti

A quattro settimane dall’uscita de Le terrificanti avventure di Sabrina su Netflix, avvenuta il 26 ottobre scorso, e in attesa della speciale puntata natalizia prevista per il prossimo 14 dicembre, nonché della seconda stagione, vediamo più da vicino la serie che ha incollato al piccolo schermo centinaia di migliaia di adolescenti e non, rimasti “incantati” dalla protagonista e dalle sue storie al limite tra horror, eros e magia. Una produzione piuttosto gay-friendly e, sotto certi aspetti, ammiccante al femminismo. Abbiamo scelto di parlarne a quasi un mese dall’uscita per evitare sgradevoli anticipazioni, ma per chi non l’avesse ancora vista ricordiamo che questo post può contenere spoiler.

In nome del politicamente corretto

Il cast della serie

La cosa che emerge, innanzi tutto, è il carattere estremamente politically correct della serie rispetto alle minoranze in gioco: abbiamo la ragazza nera, l’amica lesbica, il cugino nero e gay insieme… Certo, in alcuni passaggi questo equilibrio tra bianchi e neri, etero e personaggi Lgbt diventa a tratti artificioso, ma ricalca le politiche sulla diversity tanto in voga negli States. Troverete così Ambrose Spellman – il cugino della protagonista – e il suo ragazzo in scene di sesso non certo pornografiche, ma che non nascondono nulla della sessualità tra maschi.

Una sessualità senza censure

E proprio l’aspetto della sessualità libera ed esibita è l’aspetto che salta più all’occhio, almeno a noi che siamo abituati/e ad una tv che censura baci gay in prima serata. In una puntata, infatti, Prudence – la studentessa scelta per diventare regina delle streghe per una notte – in virtù del fatto che può chiedere qualsiasi cosa, organizza una vera e propria orgia in casa della protagonista. E lo stesso Nicholas, uno stregone che si invaghisce di Sabrina, in una puntata propone alla ragazza di avere una storia poliamorosa con lui, mentre in un’altra si dice affascinato della capacità umana di amarsi tra mortali, facoltà per la quale rinuncerebbe a tutte le sue orge.

Tra outing e critica al maschilismo

L’aggressione a Susy

L’omosessualità maschile, se da un lato è esibita e vissuta liberamente, dall’altra diventa “punizione” per i maschi tracotanti e omofobi che hanno avuto l’ardire di aver abusato di Susie Putman, l’amica lesbica della protagonista. Sabrina, in combutta con altre streghe, scaglierà un incantesimo contro coloro che hanno spogliato la ragazza per vederle il seno e li obbliga a baciarsi tra loro, per poi immortalare tutto con una macchina fotografica. Un chiaro riferimento all’outing, insomma. Riferimento che torna quando zia Hilda legge nella mente di uno di questi bulli e dicendo che è segretamente innamorato del capobranco, mentre entrambi provano ancora una volta a sopraffare Susie.

Una serie “femminista”?

E dimensione del maschile e del femminile – il primo visto come agente prevaricatore e limitante del principio di autodeterminazione del secondo – si scontrano sia nella lotta tra il bene contro il male, sia nella vita di tutti i giorni, alla scuola di Riverdale. Sabrina rifiuta di aderire alla Chiesa della notte perché non vuole concedere a Satana di poter scegliere per lei, ma allo stesso tempo lei e le sue amiche si ribellano alle vessazioni del preside, palesemente maschilista, fondando un club scolastico, battezzato “Wicca”, in cui si invitano a leggere “libri proibiti” solo perché scritti da autrici e da autori non graditi al preside George Hawthorne.

I guai con le sette sataniche

Il bacio tra Ambrose e il suo ragazzo

In buona sostanza, tra scene di sesso di gruppo, la disobbedienza all’ordine precostituito e tanto satanismo proposto come orizzonte esistenziale, in contrapposizione alla morale del “falso dio” dei cristiani, ce ne sarebbe per far storcere il naso a diversi benpensanti. Anche se, per il momento, i guai maggiori arrivano proprio dagli adoratori del demonio: Lucien Greaves, portavoce di una setta, ha accusato la serie di veicolare stereotipi sulla sua religione e di aver rappresentato, senza consenso alcuno, una statua del Maligno, simbolo del suo tempio. Greaves ha addirittura chiesto un risarcimento per cinquanta milioni di dollari. Chissà cosa accadrà quando, alle nostre latitudini, se ne accorgeranno i cattolici. Nell’attesa, godiamoci lo spettacolo.

 

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