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Barrafranca, Enna: prete contro le unioni civili, il sindaco lo difende

Definisce contro natura le unioni civili: succede in provincia di Enna. Nei giorni scorsi, infatti, don Salvatore Nicolosi – parroco di Barrafranca – ha così bollato le famiglie formate da persone dello stesso sesso. Queste le parole, durante un’omelia per un’iniziativa familista: «La famiglia è fondata dal matrimonio tra un uomo e una donna. Ogni altro tipo di unione, è contronatura. Oggi si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi». Ma c’è di più. A sostenere il sacerdote, nelle sue dichiarazioni omofobe, c’è pure il sindaco del paese Fabio Accardi. Ed è questa, a ben vedere, la cosa più grave.

Il sindaco di Barrafranca: “Mode del momento”

«Non voglio entrare nel merito della polemica e della discussione» ha dichiarato il primo cittadino di Barrafranca, dalla sua pagina Facebook. «Invece che sparare a zero sono andato a leggermi qualcosina. Voglio leggervi questo passo, l’ultima enciclica di papa Francesco, Fratelli Tutti». E prosegue, ancora: «Predichiamo la tolleranza, però poi siamo intolleranti nel pensiero degli altri. Predichiamo rispetto dell’opinione altrui, ma solo quando l’opinione altrui è uguale alla nostra. Predichiamo la pace ma solo se ci conviene che gli altri facciano quello che vogliamo noi». E quindi: «Predichiamo la libertà di pensiero ma viviamo di stereotipi e di cliché preconfenzionati dalle mode del momento». 

Parole indegne per chi copre una carica pubblica

Il sindaco Accardi

Come da copione, nella peggiore narrazione omofoba dunque, anche il sindaco Accardi presta il fianco al cliché che vede l’affermazione dei diritti civili come moda momentanea – ignorando, forse, che nei paesi in cui sono stati approvati rientrano nella cultura giuridica di paesi più civili del nostro da almeno trent’anni – e l’odio contro persone Lgbt+ come libertà di pensiero. Qualcosa che non fa onore a chi occupa un posto di rilievo nelle istituzioni, fosse anche la poltrona di sindaco di un piccolo paese di provincia alla periferia del Paese.

La denuncia di Arcigay Catania

Intanto è partita la denuncia da parte di Arcigay Catania: «È singolare anzitutto il fatto che, in circostanze tragiche» ha dichiarato Armando Caravini, presidente del comitato etneo «come quelle che stiamo vivendo, con molte famiglie che non hanno potuto avere i loro cari a Natale perché stroncati dal Covid, e con tanti che vivono queste festività con apprensione perché hanno un parente ricoverato, don Nicolosi abbia ritenuto di rivolgere questo attacco alle persone Lgbt+ e alle loro famiglie, e proprio durante una celebrazione dedicata alla famiglia».

Maggior rispetto per chi ha siglato le unioni civili

Considerazioni che si riversano, in automatico, sulle dichiarazioni di Accardi. Perché la chiesa farà pure il suo lavoro, e lì sta alla coscienza dei singoli fedeli capire se certe dichiarazioni contro le minoranze (e i sentimenti d’odio che rischiano di generare) rientrino tra le cose che danno gloria a Dio. E forse è su quest’odio che la chiesa dovrebbe interrogarsi e reale ragione di vergogna, al suo interno. Ma dal rappresentante di istituzioni laiche e democratiche – come prevede la nostra Costituzione, che Accardi dovrebbe avere come faro, invece di leggere encicliche di sovrani di stati stranieri – ci si aspetterebbe maggior rispetto nei confronti di tutti i cittadini e le cittadine. Anche quelli che hanno siglato un’unione civile.

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