Bermuda ci ripensa: dopo l’approvazione del matrimonio egualitario, sancita nel dicembre scorso, i due rami del parlamento della piccola isola dell’oceano Atlantico hanno abrogato a larghissima maggioranza il provvedimento, ritornando al precedente istituto delle domestic partnership, che regolano la convivenza tra coppie dello stesso sesso.
Il provvedimento è stato firmato da John Rankin, il governatore dell’isola, che ha dichiarato che la misura si è resa necessaria per le forti proteste della comunità locale dopo l’estensione delle nozze anche alle coppie dello stesso sesso. Secondo Rankin occorre «trovare un equilibrio» tra le due posizioni, tra loro antitetiche: chi si oppone senza se e senza ma ai diritti e chi vuole, invece, la piena uguaglianza. Ne è nata così una situazione di compromesso che scontenta, tuttavia, in primo luogo proprio i gay e le lesbiche dell’isola.
Proprio la comunità locale, infatti, ha definito “vergognosa” la scelta del parlamento. Ma non solo. Glaad, l’associazione che si occupa di rappresentazione delle persone Lgbt sui media, si è espressa con parole altrettanto dure: «Bermuda si è guadagnata il vergognoso riconoscimento come primo territorio nazionale al mondo a cancellare i matrimoni omosessuali». Human Rights Campaign, altra realtà del panorama arcobaleno, ha definito l’azione come «deplorevole». E le polemiche non finiscono qui.
Anche l’opposizione all’attuale governo ha protestato vivamente, così come si è detto «seriamente deluso» James Slack, portavoce di Theresa May – la premier del Regno Unito, da cui l’isola dipende politicamente – parlando a nome dell’intero governo. Tuttavia, fanno sapere da Londra, la madrepatria non interverrà nelle questioni interne dell’isola, per rispetto della costituzione che le garantisce una certa autonomia.
Si tema, invece, per le ricadute economiche di questa scelta. L’isola è meta di turismo gay e non sono esclusi ritorsioni e boicottaggi: «Moltissime compagnie di crociera infatti sono registrate alle Bermuda perché sono un paradiso fiscale e offrono condizioni fiscali migliori» ricorda Elena Tebano, sul Corriere.it. «Il turismo gay» si legge ancora «rappresenta una fetta significativa delle crociere: a bordo delle navi in questi mesi sono stati celebrati molti matrimoni egualitari. Con il declassamento delle nozze a unioni civili molte coppie dello stesso sesso potrebbero scegliere di non farlo più».
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