Il caso di Niccolò Pietro, il figlio della consigliera comunale di Torino, Chiara Foglietta, e della sua compagna, Micaela Ghisleni, infiamma in dibattito politico sotto la Mole. I fatti li abbiamo riportati qualche ora fa: l’anagrafe di Torino si rifiuta di iscrivere il bambino con entrambe le mamme e, per di più, pretende che la consigliera dichiari di averlo concepito tramite un rapporto sessuale con un uomo. La realtà è diversa. Niccolò è nato con la fecondazione eterologa eseguita in Danimarca, secondo le leggi locali, circostanza di cui a Palazzo di Città erano informati da mesi.
Poche ore dopo la denuncia di Foglietta e Ghisleni, la sindaca Chiara Appendino ha risposto tramite i quotidiani locali.
“La legge al momento non prevede il riconoscimento dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali nati in Italia – spiega Appendino -. Personalmente sono favorevole e disponibile a procedere con la registrazione, ma in un contesto di vuoto normativo quale quello attuale, potrebbe non essere garantito il diritto tanto dei genitori quanto dei figli”.
Eppure in tanti comuni d’Italia sono stati trascritti certificati di nascita con entrambe le mamme o i papà. E dove i sindaci si sono rifiutati, sono spesso stati i tribunali ad imporlo. Certo, la circostanza è un po’ diversa: spesso si è trattato di certificati già formati in altri stati di cui si richiedeva la trascrizione. “Il mio impegno e quello dell’amministrazione è massimo – continua la sindaca -, con il supporto degli uffici e dell’avvocatura abbiamo avviato una serie di azioni e percorsi volti ad una definitiva e generale risoluzione delle problematiche, coinvolgendo tutte le istituzioni preposte, gli enti locali e le associazioni”.
Foglietta le ha risposto via Facebook. “Ancora una volta la realtà deve adattarsi alla burocrazia e non il contrario portando chi come me oltretutto ricopre una carica pubblica a dichiarare il falso davanti alla legge – scrive la consigliera -. Si poteva fare qualcosa? Io penso di sí. Tanti sindaci l’hanno fatto in questi anni di fronte a matrimoni registrati all’estero, di fronte a figli di coppie omogenitoriali. Sono stati proprio sindaci coraggiosi ad aprire varchi nella legge. Sono stati amministratori aperti e lungimiranti a metterci la faccia, a prendersi la responsabilità di scardinare il sistema”.
“Tu hai un ruolo importante – continua Foglietta – e puoi fare molto molto di più. Possiamo fare di più insieme. Non per me, ma per Niccolò, per tutti i bambini Arcobaleno, per le famiglie che non hanno la stessa forza di affrontare queste battaglie, per i figli delle donne single e quelle con partner che hanno scelto la procreazione medicalmente assistita con donatore esterno e vogliono dire la verità. Il problema è oggi, non nel futuro, ma nel presente. Il presente che è qui, adesso”.
Sulla vicenda interviene anche il Coordinamento Torino Pride che si schiera con le due mamme e il piccolo Niccolò Pietro.
Per il Torino Pride le due donne e il figlio “si sono scontrate contro una burocrazia evidentemente in difficoltà nel tenere il passo con l’evoluzione della nostra società”.
“Quello che è accaduto negli uffici dello Stato Civile torinese è inaccettabile – si legge in una nota -. Torino è sempre stata la “città dei diritti” e anticipatrice di molte delle conquiste che sono poi arrivate in tutta Italia. Il 6 maggio noi, come ovunque nel nostro Paese, festeggeremo la Festa delle Famiglie e in questa concomitanza leggere e sapere che a due mamme è stata negato ciò che invece i tribunali, da tempo, confermano e approvano, è motivo di rabbia e di grande disappunto”.
Il Coordinamento, che quest’anno ha lanciato ben tre Pride in tutto il Piemonte, rivolge un appello alla politica. “Si assuma la responsabilità di gesti importanti soprattutto che non costano nulla – recita la nota -, ma che invece possono risolvere problemi che rendano una Famiglia, come quella di Chiara e Micaela o di Piero e Francesco, più sicura e felice”.
L’invito è direttamente alla sindaca perché agisca “con forza, energia e in coscienza per risolvere questi problemi confermando con i fatti che un Assessorato alle Famiglie è e resta un punto fermo della sua amministrazione e che, dove esiste un vuoto normativo, il coraggio, la tenacia e l’Amore lo possono riempire”.
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