L’identità è fluida. Non è lo spirito del gender ma del tempo. Quattro italiani su dieci affermano di sentirsi “Un po’ uomo e un po’ donna”. In Italia solo il 61 per cento si identifica pienamente con il sesso assegnato alla nascita. Mentre il 36 per cento dice di avere un’identità incerta, o di riconoscersi assolutamente in alcun genere (uno su dieci).
Lo riporta L’Espresso, citando i dati della ricerca Gli italiani & il sesso condotta da Italiani.coop, centro di ricerca dell’Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori Coop, che studia e analizza i mutamenti socio-economici degli italiani.
Il report parte dai risultati dell’indagine Stili d’Italia, condotta tra maggio e giugno 2018 con metodologia Cawi su un campione di 7 mila individui tra i 18 e i 65 anni.
«Il sesso per gli italiani non è più un tabù e lo dimostra il fatto che le persone intervistate non hanno avuto problemi a raccontarsi e dichiararsi a proposito delle proprie tendenze sessuali e di genere», racconta a L’Espresso Albino Russo, direttore di Italiani.coop, che conferma come «l’errore statistico di questa ricerca è piuttosto basso e quella ottenuta è una fotografia molto nitida delle tendenze della popolazione».
Si dissolve così, in questa ricerca, il binarismo di genere. Sono soprattutto i maschi giovani a non volersi inchiodare a un genere preciso. Circa il 22 per cento degli under 35.
In penombra si può leggere un altro dato: i giovani tendono anche ad essere meno attivi sessualmente.
Un italiano su quattro dichiara di avere una vita sessuale attiva e soddisfacente, ma il 17 per cento dei Millennials, cioè persone con meno di 35 anni, dichiara di non avere rapporti e di essere totalmente disinteressato. Una questione che va a ricercarsi tra le pieghe dei problemi economici: la disoccupazione giovanile non facilita “l’abbandono del nido famigliare e questo riduce la possibilità di avere una vita sessuale attiva”, spiega Russo, riferendosi al triste primato italiano del 26 per cento di giovani con meno di 34 anni che non lavora e non studia, contro una media europea del 15 per cento.
Il 71 per cento di chi ha un reddito famigliare superiore ai novanta mila euro risulta anche essere soddisfatto della propria vita sessuale, mentre solo il 58 per cento di chi guadagna meno di 30 mila euro l’anno la pensa allo stesso modo.
Il sesso risente delle preoccupazioni, come sostiene la correlazione fra una scarsa vita sessuale e chi soffre di stress, ansia, insonnia e depressione.
Il perno di questa nuova rivoluzione sessuale è stato il web. I social per conoscere persone nuove vengono usati soprattutto dagli uomini: il 47 per cento dei maschi dichiara di chattare con sconosciuti almeno una volta al mese, contro il 29 per cento delle donne. L’app Tinder, ad esempio, viene utilizzata dall’otto per cento degli uomini e dal quattro per cento delle donne. I più assidui sono i Millennial: il 20 per cento lo usa o l’ha utilizzato in passato.
La metà degli italiani riesce a declinare sigle come Bdsm (Bondage e sadomaso) o Lgbt, ma anche parole come poliamorosi. Rispetto al passato gli italiani non sono spaventati dalla realtà Lgbt, come spiega il direttore di Italiani.Coop che fotografa con una frase il paese: “C’è molta più diffidenza rispetto allo straniero rispetto alle comunità gay”.
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