L’ordinanza del Tribunale è passata in giudicato e il Comune di Molinella ha rettificato l’atto di nascita di una bimba figlia di due donne annotando la decisione del giudice e, dunque, anche l’altra mamma di Blu.
Meg e Robi sono ufficialmente le prime due mamme riconosciute tali da un Tribunale in base all’art.8 legge 40. E’ l’articolo che stabilisce che, quando una coppia eterosessuale fa ricorso alla fecondazione eterologa, il genitore non biologico si assume la responsabilità genitoriale del piccolo che nascerà al momento della fecondazione ed è, a tutti gli effetti, il padre del bambino.
La legge 40 dice che “i nati [con questa tecnica] hanno lo stato di figli legittimi o di figli riconosciuti della coppia”.
Le due donne hanno fatto ricorso alla fecondazione eterologa in Danimarca dove questa pratica è accessibile anche per le coppie di donne. I giudici di Bologna hanno ritenuto di dovere estendere lo stesso principio previsto dalla nostra legge per le coppie eterosessuali, anche a loro due. La madre sociale di Blu, infatti, ha firmato lo stesso impegno ad essere genitore della piccola che in Italia firmano i padri.
L’ordinanza del Tribunale di Bologna risale al luglio scorso. La Procura non l’ha contestata ed essendo trascorsi i termini di legge, è ormai definitiva e Blu ha entrambi i cognomi delle sue mamme: Curti-Di Mauro.
“Io e Robi stiamo insieme da 10 anni e siamo unite civilmente da uno – racconta a Gaypost.it Meg -. Abbiamo voluto Blu entrambe fortissimamente e se non ci fosse stata le accanto a me io non mi sarei mai buttata in questa avventura”.
Ma non è stato facile arrivare a questo punto. “Abbiamo attraversato un periodo molto stressante – continua Meg -. Quando nasce un figlio dovresti solo essere felice e pensare alla tua vita con lui e la tua compagna. Invece per noi, come per le altre famiglie come la nostra, non è stato così. Abbiamo dovuto convivere con l’ansia di non sapere come sarebbe andata a finire, se avremmo trovato amministratori e giudici dotati di buon senso, cosa sarebbe potuto accadere a Blu se a me fosse successo qualcosa. È una situazione da cui nessuna famiglia dovrebbe mai passare”.
Meg e Robi non sono state da sole, nella loro battaglia. Oltre all’avvocato Michele Giarratano di Gay Lex e del team legale di Famiglie Arcobaleno che le ha seguite in tutto l’iter, accanto a loro ci sono state le loro famiglie d’origine. “La famiglia di Robi è stata molto in apprensione – spiega Meg -. Per loro Blu è sempre stata una nipote come gli altri e temevano che qualcosa potesse andare storto a livello legale. Quando è arrivata l’ordinanza, a luglio, è stata un’emozione fortissima. Michele ci ha telefonato per dircelo ed era quasi più commosso di noi. Io sono corsa su per le scale urlando ‘abbiamo vinto! abbiamo vinto!’. Poi però siamo dovute tornare coi piedi per terra perché dovevamo aspettare i termini di legge ed essere sicure che la Procura non si opponesse”.
Un paio di giorni fa, la notifica del Comune che annunciava la rettifica dell’atto di nascita di Blu.
“È fatta – dice sollevata Meg -. Ormai nessuno la può più toccare: è per tutta la vita. E noi possiamo pensare solo a fare le mamme”.
Blu ha quasi un anno e va già al nido. Non parla ancora, ma ha trovato due nomignoli per chiamare le sue mamme: Meg è mammamamma e Robi è ma’.
“Nessuno, anche prima dell’ordinanza, ci ha mai fatto problemi – prosegue -. Tutti ci hanno sempre considerate una famiglia a tutti gli effetti, come siamo. Quando Blu sarà grande conoscerà la sua storia. Saprà che grazie a lei gli altri bambini avranno la strada un po’ più spianata, che la sua vicenda è stata a suo modo rivoluzionaria. Saprà anche che senza la sua ma’, che si è battuta ogni giorno per lei, non saremmo arrivate a questo punto”.
Meg, Robi e Blu sono state fortunate: hanno trovato dei giudici disposti a riconoscerle come famiglia. Ma non sempre è così.
La mancanza di una legge nazionale ci restituisce una realtà a macchia di leopardo. “È assurdo che una famiglia debba stare attenta a dov’è residente, a dove fa nascere i propri figli perché questo potrebbe cambiarne le sorti – commenta ancora Meg -. Noi ci siamo potute permettere di ricorrere al Tribunale e abbiamo trovato dei giudici stupendi. Ma chi non ha i soldi per farlo? O chi si imbatte in giudici meno accoglienti? Che fine fanno quei bambini? È ingiusto. Non facciamo del male a nessuno, non commettiamo reati, non rubiamo: perché dobbiamo subire tutto questo? Spero che la nostra storia serva ad altri bambini”. Meg fa la fotografa, Robi lavora in banca e fanno parte di Famiglie Arcobaleno. “Abbiamo organizzato i nostri lavori in modo da poter stare più tempo possibile con nostra figlia. E ne avremo altri perché noi vogliamo una famiglia numerosa e Blu non resterà figlia unica”.
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