Miguel Doldan non riesce a togliersi questo pensiero dalla propria mente: la gente lo vuole morto.
I passanti, gli autisti degli autobus gli sorridono, ma molti di loro hanno votato per il Presidente Jair Bolsonaro, colui che preferirebbe avere un figlio morto che gay.
Il Brasile non è più il paese di un tempo. E Doldan — un uomo trans— deve imparare adesso a difendersi da solo. Come racconta lui stesso al Washington Post.
Quello che cercava lo ha trovato in quartiere di Rio. Si tratta di una palestra dove un gruppo di persone -gay e transgender- impara l’arte dell’autodifesa per far fronte all’incremento della violenta omotransfobica nel paese.
Il Brasile è infatti diventato uno dei più difficili luoghi per vivere se sei gay, lesbica o trans. L’odio che si gonfia sui social media poi viene rovesciato sulle strade e le persone Lgbt non possono più fidarsi della protezione dello stato — ognuno per se. I corsi di arti marziali per persone Lgbt sono ormai in crescita in tutte le più grandi città— Rio, San Paolo e Porto Alegre.
“La città è cambiata,” dice Doldan, 28 anni. “Prima lo sapevi, le istituzioni ti avrebbero aiutato. Giudici, polizia, ufficiali, potevi davvero contare su di loro. Ma adesso nessuno si sente più sicuro”.
Si è aperto l’abisso in Brasile tra il modo in cui le persone Lgbt vengono trattate sulla carta e il mondo reale.
Mentre la Corte Suprema criminalizza l’omofobia e l’università annuncia un corso indirizzato alle persone Lgbt, 167 persone transgender vengono uccise tra l’ottobre 2017 e l’ottobre 2018, più del doppio del numero in qualsiasi altro paese, secondo Transgender Europe, una rete di organizzazioni che sostiene la comunità trans.
A queste morti fanno da contorno le costanti dichiarazioni omotransfobiche del presidente Bolsonaro.
Così i corsi di autodifesa LGBT crescono e raccontano una comunità pronta ad affrontare il peggio, che non intende arrendersi alla paura, lottare piuttosto che soccombere inermi.
“Le persone Lgbt non si sentivano sicure neanche in passato ma adesso sappiamo che cosa ci aspetta il futuro” dichiara Felipe Brandão Daier, un avvocato del Center for Reference and Defense of Diversity, un’organizzazione finanziata con fondi pubblici a San Paolo per la comunità Lgbt. “Bolsonaro non è la causa ma l’effetto. Bolsonaro è stato eletto perché il Brasile è ormai un paese omofobo”.
Carlos Renan dos Santos Evaldt, un banchiere e presidente di un club sportivo lgbt a Porto Alegre, a iniziato a offrire lezioni di jujitsu all’inizio di quest’anno. Durante la campagna elettorale ha guardato con preoccupazione l’incremento della violenza verso le persone Lgbt e per questo ha iniziato a offrire lezioni di autodifesa. Gli ci sono voluto quattro mesi per trovare una palestra. “Mi dicevano che era un pubblico a cui non erano interessati”, ha detto. “Quando poi gli spiegavamo che siamo semplicemente un gruppo LGBT rispondevano chiaramente: non vi vogliamo”.
Infine è riuscito a trovare un istruttore esperto in autodifesa, così sono iniziati corsi. La posta in gioco non era solo la sicurezza personale, dice, ma ” la difesa dei diritti raggiunti attraverso il duro lavoro e al costo di molte vite e anni”. La paura c’è, rimane come spiega Doldan: “Perciò vado ai corsi almeno due volte a settimana, imparo a difendermi anche se dovessero tentare di accoltellarmi. Mi sento un po’ diverso”, dice. “Non sono sicuro di potermi salvare, ma almeno ora so cosa tentare di farlo”
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