Ancora un omicidio contro un attivista Lgbt in Brasile: la vittima, questa volta, è il quarantenne Marcos Cruz Santana, attivista e leader della comunità arcobaleno nella città di Itororo, nello stato di Bahia. Secondo quanto dichiarato dalle autorità, che hanno rinvenuto il cadavere, a Santana sono stati anche mutilati i genitali. La polizia sta indagando sui responsabili e sulle cause dell’assassinio.
Già presidente dell’Association of Partner Movements e Friends of Health e Human Rights of Gender Minorities, nonché responsabile dell’organizzazione del pride annuale nella sua città, Santana era molto amato dalla gay community locale ed era stato rinominato con il soprannome di Marquinhos Tigrezza. A commentare, inoltre, il barbaro omicidio c’è Marcelo Cerqueira, presidente del Gay Group of Bahia (Ggp) che, per la crudeltà dell’esecuzione, ha definito il crimine contro l’attivismo come «espressione più concreta dell’omofobia» in Brasile.
Sempre secondo Cerqueira, tali aggressioni e tali atti di violenza trovano fertile terreno nel clima di sostanziale impunità presente nel paese: «Una volta che gli assalitori sono detenuti», ha dichiarato il leader del Ggp «non rimangono in prigione a lungo». L’associazione, inoltre, ha pubblicato un rapporto in cui emerge che i crimini di omo-transfobia sono aumentati in ben dieci paesi del Sud America. In questa triste escalation, il Brasile conquista il podio delle aggressioni e delle uccisioni: sono, infatti, ben 958 morti negli ultimi tre anni. La metà di questi ultimi nel solo 2017. Tra le vittime più celebri, ricordiamo Marielle Franco, attivista lesbica assassinata a marzo di quest’anno. Una spirale di violenza che, a quanto pare, non conosce limiti.
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