Il Tribunale di Brescia ha detto sì: la piccola Luisa (nome di fantasia) ha due mamme anche per lo Stato.
Il caso nasce quando le due mamme di Luisa, che ora ha 3 anni, hanno chiesto al comune di un paese in provincia di Brescia di registrare la bimba riconoscendo entrambe le donne come genitrici.
Il Comune si era rifiutato. Per questo le due donne hanno deciso di ricorrere al Tribunale che ora ha dato loro ragione.
Nonostante le due sentenze della Cassazione dell’aprile scorso, il Presidente del Tribunale di Brescia, Enrico Consolandi, ha decretato che la bimba può avere entrambi i cognomi e, quindi, due mamme anche per lo Stato.
Non ha importanza, per il giudice, che la tecnica di procreazione a cui le due donne hanno fatto ricorso all’estero sia vietata in Italia per le coppie dello stesso sesso. La tutela del bambino deve, comunque, essere garantita.
“Gli atti compiuti in difformità dalla fattispecie legale (nel nostro caso, il ricorso alla PMA all’estero perché vietata in Italia alle coppie di donne, ndr) – si legge nel decreto – sono eventualmente passibili di sanzione amministrativa, ma producono comunque l’effetto della costituzione del rapporto giuridico di filiazione tra il nato ed entrambi i membri della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche di procreazione assistita”.
Per il giudice, il “principio di tutela del concepito” deve essere “punto di riferimento costante in ogni eventuale dubbio interpretativo”.
Spiega Colasandi che “la questione relativa allo stato del figlio deve essere tenuta distinta rispetto a quella della liceità della tecnica prescelta per farlo nascere”.
Infine non risparmia una stoccata ai giudici della Cassazione le cui decisioni, secondo Colasandi “finiscono per discriminare le coppie omosessuali, le quali sono pacificamente annoverate tra le formazioni sociali tutelate ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione” come scritto nella Legge Cirinnà sulle unioni civili.
“Non si vede perché – chiosa – solo la mancanza del requisito della diversità di sesso debba impedire l’instaurazione del rapporto di filiazione col genitore intenzionale”.
“Questa decisione conferma che la strada strategica intrapresa dal gruppo legale di Famiglie Arcobaleno era corretta – commenta l’avv. Michele Giarratano, legale della coppia e membro del team legale dell’associazione, oltre che di Gay Lex -. E conferma anche che l’interpretazione della Cassazione dello scorso aprile è assolutamente superabile alla luce di un’armonica lettura dell’intero ordinamento”. “Sono certo che seguiranno numerose altre pronunce – conclude – e che verrà dunque affermato un principio di diritto inderogabile, tanto più visto che riguarda dei minori”.
Quella di Luisa non è l’unica decisione presa dal Tribunale di Brescia in favore di una coppia di mamme. Un’altra ordinanza sulla stessa linea è stata emanata per una coppia assistita dall’avvocata Alessandra Orsini.
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