Nonostante la marcia indietro del sultano del Brunei, che ha deciso di sospendere l’applicazione della pena di morte nei confronti dei gay dopo le proteste internazionali, George Clooney ha chiesto di mantenere la pressione sul piccolo regno asiatico.
Pur riconoscendo che c’è stato “un grosso passo avanti dopo un gigantesco balzo all’indietro”, l’attore hollywoodiano ha ribadito la totale opposizione al nuovo codice penale introdotto all’inizio di aprile che prevede la lapidazione per omosessuali e adulteri. La moratoria annunciata dal sultano non toglie il fatto che la legislazione è ufficialmente ancora in vigore. Clooney è stato tra i primi a invocare il boicottaggio degli hotel di proprieta’ del sultano, seguito da artisti del calibro di Elton John ed Ellen DeGeneres.
Ma non solo: il messaggio inviato ad altri Paesi musulmani dell’area, come Indonesia e Malaysia, è che “c’é un costo per rendere esecutive leggi” che si ispirano alla sharia e che vanno contro i diritti umani. “E il costo non è la gente che boicotta i loro hotel, il costo è che società e grandi banche non faranno affari con voi”, ha spiegato Clooney. “La legge che prevede la lapidazione è ancora in vigore, e non appena la pressione diminuirà, potranno semplicemente iniziare ad avviare le esecuzioni”. “Quindi – ha concluso l’attore – in riferimento al boicottaggio, tutti dovrebbero fare ciò che ritengono sia corretto”.
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