Chi è stato vittima di bullismo assume diversi comportamenti “tipici” quali un atteggiamento difensivo e di sfiducia verso l’altro, volto a proteggere le proprie emozioni e la propria sensibilità che difficilmente verrà mostrata nuovamente all’esterno. Si sceglierà la via del silenzio e del conformismo per “regolarsi alla norma” per non essere giudicati, talvolta non sapendo che questo “compromesso” con se stessi non farà altro che alimentare un dolore inespresso. In questo senso, infatti, gli atteggiamenti ostili verso gli altri vengono difficilmente sopportati, amplificando il senso di giustizia. L’essere cauti, sempre attenti ai comportamenti e alle emozioni propri e altrui, evitare conflitti o permettersi di lasciarsi andare, implica sicuramente un impiego dispendioso di energie non senza difficoltà (Biakolo, 2014).
Le conseguenze del bullismo omofobico sicuramente variano all’interno di un ampio spettro tra effetti immediati ed effetti a lungo termine che incidono sul benessere psico-fisico delle vittime. La dispersione scolastica che sembrerebbe un primo tentativo di difendersi dalle violenze subite sicuramente incide sul senso di protezione e di tutela nonché sul proprio diritto di educarsi. Inoltre, tali vessazioni possono ripercuotersi con conseguenze ancora più rilevanti quali problemi relazionali, diminuzione dell’autostima, atteggiamenti depressivi, fino a comportamenti autolesivi e allo sviluppo del disturbo post-traumatico da stress, fino ad arrivare ai tentativi suicidari, raccontati già troppe volte dalla cronaca.
Informare, educare e legiferare contro il bullismo e contro il bullismo omofobico è l’unico modo per garantire la tutela dell’individuo a crescere, rispettarlo nell’essere semplicemente se stesso e permettere alla cultura di uscire dall’ottica etero-normativa che crea, purtroppo ancora, discriminazione e violenza.
“Occorre, in altri termini, avere il coraggio di usare le parole in modo nuovo: non come proiettili da puntare contro qualcuno, ma come pennelli per una felice rappresentazione dell’essere” (Dario Accolla)
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