Cancellato Billy Elliot a Budapest: «La campagna negativa delle ultime settimane sulla produzione» dello spettacolo, spiega Szilveszter Okovacs, direttore dell’Opera Nazionale ungherese «ha fatto crollare la vendita di biglietti in modo considerevole». Da qui la decisione di annullare lo show. L’accusa è tanto assurda, quanto banale: la storia del bambino che danza farebbe diventare gay.
Il musical è stato tratto dal celebre film del registra britannico Stephen Daldry del 2000, e parla della storia di un adolescente che decide di seguire la passione per la danza, invece di dedicarsi al pugilato, così come avrebbe voluto il padre, perché considerato sport più virile e – quindi – da maschi. Il film metteva in scena uno spaccato non solo sui ruoli di genere e sulle aspettative sociali, ma anche su come certe tematiche possono essere vissute con conflittualità maggiore nelle classi popolari, dove maggiore può essere lo stigma rispetto alle identità non conformi.
Conflittualità che, però, non risparmiano la stampa sovranista e ultraconservatrice: il musical, infatti, è stato pesantemente attaccato dalla rivista Magyar Idok, giornale molto vicino a Viktor Orban e al suo governo di estrema destra. Secondo il quotidiano, infatti, lo spettacolo avrebbe avuto come controindicazione quella di trasformare i giovani ungheresi, soprattutto tra le fasce più piccole, in potenziali omosessuali. Szilveszter Okovacs ha così spiegato al giornale online 444.hu le ragioni per cui, dopo la cattiva pubblicità e il crollo delle vendite, ha dovuto annullare lo spettacolo.
Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, «le campagne di carattere omofobo si sono moltiplicate nelle ultime settimane in Ungheria». Si respira, infatti, un pesante clima di intimidazione e di caccia alle streghe: «Martedì il settimanale Figyelö, anche questo vicino a Orban, aveva pubblicato una lista di nomi di ricercatori dell’Accademia ungherese delle scienze accusati di lavorare sui diritti degli omosessuali». Un vero e proprio “censimento” che ricorda certe dichiarazioni dei nostri governanti e che rievoca tempi bui in cui l’indice veniva puntato contro altre minoranze. E di cui si farebbe volentieri a meno.
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