Quando sono già stati celebrati i funerali di Alex Ferrari e Luca Bortolaso, la coppia di giovanissimi ragazzi morti tragicamente durante la notte di Capodanno per il monossido di carbonio di un braciere, a loro si rivolge Gianni Reinetti. Gianni e diventato famoso insieme al marito, Franco, come la coppia più anziana che ha celebrato l’unione civile poco dopo l’approvazione della legge. Poche settimane dopo, Franco è morto per un male incurabile. Dalla loro storia, che ha commosso l’Italia intera, è nato un libro (“Franco e Gianni – 14 luglio 1964” di Stefano Peiretti e Roberta Fontana, edizioni Echos) che Gianni sta presentando in molte città. Ad Alex e Luca, Gianni ha dedicato, come dicevamo, una lettera che pubblichiamo qui interamente.
Cari Alex e Luca,
siete partiti per un lungo viaggio, insieme, mano nella mano. Questa notizia mi ha scosso! Ma ancor di più per come alcuni giornali vi hanno definito: “due amici”. Voi non siete due amici ma due ragazzi che si amano e che condividono ancora le vite e le emozioni, per l’eternità, in un posto che per tutti noi, qui sulla terra, è ignoto. Spero che il posto in cui vivete ora è una bellissima isola protetta da angeli e cherubini.Mi piace pensarvi sulla nuvola più bella dei cieli, abbracciati mentre vi baciate, come in quella fantastica foto che vedo sui social e sugli articoli che parlano di voi. Non preoccupatevi perché il vostro amore sarà sicuramente conservato in eterno e ciò non scandalizzerà di certo quei bellissimi angeli con quelle spettacolari ali o le stelle che vi sorridono perché loro lo sanno, l’amore vince su tutto. Non scandalizzerà nemmeno Dio che ci ama incondizionatamente perché siamo tutti suoi figli.
Che belle le parole pronunciate dal vostro parroco don Roberto per esprimere il rispetto alla vostra relazione. Vi ha definiti “due ragazzi belli, nel senso di persone che ti scaldano la casa, ti fanno sentire quella pace e quella serenità che oggi si è trasformata in un grande vuoto”. E aggiunge che il fatto che siate o meno una coppia non influisce sulla celebrazione del funerale unico. Siete anche voi figli di Dio. Eh già, è proprio vero, sante parole, bravo don Roberto!
Questa è la Chiesa che io e Franco abbiamo sognato ma che ancora non è del tutto aperta al vero amore, molte volte esclude, al posto di includere, per paura di qualcosa che non ho ancora capito. Lo si sa e lo sanno anche i teologi che nelle Sacre Scritture non vi è alcuna condanna all’omosessualità.Concordo con il mio amico don Franco Barbero quando dice che non esiste alcuna malattia, non esiste alcuna deviazione. Dio non conosce emarginazioni, non conosce distinzioni, ma chiede ad ogni persona di amare incondizionatamente dal proprio orientamento. Solo l’egoismo e la violenza sono contro natura. C’è tanta gente che soffre per colpa di una chiesa chiusa e ottusa all’amore, piena di pregiudizi. Nella mente e nel cuore di Dio non esiste l’uomo giusto o sbagliato, ma solo una parola e un sentimento: AMORE.
Don Roberto alla domanda dei giornalisti: “Condanna l’omosessualità?” rispose: “No, non la condanno. M’infastidisce l’ostentazione dell’omosessualità ma vale anche per l’eterosessualità”. Sì, ha proprio ragione! Io e Franco abbiamo sempre vissuto la nostra vita quotidiana nella normalità di una coppia che si amava senza ostentare nulla in mezzo alla gente.
Quando a Gennaio mi sono recato nella nostra parrocchia per far celebrare il funerale al mio Franco, il parroco voleva negare la cerimonia perché omosessuale. È dovuto intervenire don Carrega, il delegato vescovile per la pastorale delle persone omosessuali, il quale ha presieduto il rito funebre e, nella sua omelia, rivolgendosi a me e a Franco, ha affermato: “Tanti pensano che la prima parola da dire, in questi casi, sarebbe “scusa”. Scusa per le disattenzioni, scusa per la freddezza, scusa per le dimenticanze. Ma questo dovrebbe farlo qualcuno più importante di me. Io, invece, ho detto loro “grazie” perché con la loro ostinazione ci hanno permesso di pensare a una Chiesa in grande, accogliente, capace di andare oltre e di non lasciare indietro nessuno”.
Oggi ricevo nuovamente dai sacerdoti, come don Roberto, la risposta alla lettera che io e Franco avevamo inviato a Papa Francesco ponendogli una domanda: “Da oggi, come il clero tratterà noi, coppia unita civilmente? Siamo anziani, fra non molto ci presenteremo in Chiesa per l’ultima benedizione. Saremo respinti o accolti?”.Spero tanto che la Chiesa Cattolica si apra sempre di più a tutti gli uomini e le donne senza distinzioni, spero che non vi siano più discriminazioni, anche verbali, da parte di quel clero ancora troppo tradizionalista.
Mi stringo forte ai vostri genitori, amici e a tutti i vostri cari che vi sono stati vicini e vi hanno amato. Oggi vi stanno accanto con il loro cuore e con il loro pensiero. Sono vicino anche alla comunità di Vicenza e a tutte le associazioni LGBT che si battono quotidianamente per una società più libera e più bella.Buon viaggio cari Alex e Luca e… salutate il mio Franco se lo vedrete.
Un abbraccio dal profondo del mio cuore.Gianni Reinetti
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