Sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio: questi i reati contestati a Matteo Salvini dal Tribunale dei ministri di Catania, che ha richiesto ufficialmente l’autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno per il caso Diciotti. Il capo della procura della Repubblica, Carmelo Zuccaro, aveva già chiesto l’archiviazione, ma questa è stata rigettata e adesso la palla passa al Senato.
Non la prende benissimo, il leader della Lega, che sui social si lancia nel solito video contro tutti coloro che osano contraddirlo o contrastare la sua azione politica: «Rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia» si lamenta su Facebook. Rincarando: «Non ho parole. Paura? Zero. Continuo e continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani!». Di quale difesa e di quale sicurezza parla, non è ben chiaro, visto che gli sbarchi sono drasticamente calati ben prima del suo arrivo al ministero e dato che il suo decreto porterà non pochi problemi per il Paese. Ma poco importa, sia al ministro sia ai suoi fan che su Twitter hanno mandato il trend topic l’hashtag #SalviniNonMollare.
In tutta questa vicenda, ai limiti del senso civico e del concetto di umanità, emergono tuttavia alcuni particolari rilevanti: in primis, riguardo Zuccaro e in merito alle sue inchieste sui cosiddetti “taxi del mare”, la sua azione non ha mai portato a niente. Emerge quindi una sonora bocciatura delle sue tesi: non esistono legami tra Ong e i trafficanti libici, contrariamente a quanto vogliono farci credere al governo. La demonizzazione di realtà come Open Arms, Sea Watch ed altre organizzazioni non governative è elemento di punta della narrazione leghista e grillina. I dati in nostro possesso e le inchieste fatte in merito, raccontano tutta un’altra storia. La richiesta di autorizzazione a procedere rientra dunque nel novero del “nulla di fatto” del magistrato.
Il secondo aspetto che emerge è quello dell’attenzione dell’opinione pubblica sui fatti di politica. Viviamo in un momento difficile, ma non tutto il nostro Paese ha scelto di adottare la narrazione d’odio e squalificante portata avanti dai leader di Lega e M5S, con le loro politiche razziste e omofobe. Già all’indomani del caso Diciotti la società civile si è mossa, non solo con la più immediata solidarietà, ma anche attraverso azioni specifiche, anche in ambito giudiziario: ricordiamo, tra gli altri, Gay Lex associazione promotrice di una delle iniziative per un’azione penale proprio sul caso Diciotti e sui migranti trattenuti illecitamente. Evidentemente queste iniziative funzionano.
Certo, è altamente improbabile che Salvini verrà processato. Il soccorso in aula da parte del M5S sembra più che scontato – strano partito, quello di Di Maio: implacabile e feroce era l’urlo dei grillini sugli scontrini di Ignazio Marino (per dirne una), poi ridotto a tenero miagolio rispetto ai 49 milioni di euro rubati dall’alleato di governo ai contribuenti italiani, ma tant’è – sempre che non si voglia rischiare una crisi di governo in un momento in cui il MoVimento è in discesa libera in tutti i sondaggi. Ma lo stato di diritto e la coscienza civica, nel nostro Paese, sono ancora vivi elementi nell’agire politico e istituzionale. E questo a prescindere da come evolverà la vicenda su Salvini e i suoi (presunti) crimini.
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