Dopo mesi di denunce da parte dei giornalisti di Novaya Gazeta, degli attivisti di Russian LGBT Network, delle associazioni di tutto il mondo e anche di alcuni capi di governo e ministri, forse siamo davanti ad una significativa svolta nella vicenda delle persecuzioni dei gay in Cecenia. La garante per i diritti umani in Russia, Tatyana Mokalkova ha dichiarato che ci sono gli estremi per “aprire un’indagine criminale” e “fornire protezione” a Maxim Lapunov considerato testimone-chiave. È quanto riporta l’agenzia di stampa russa Interfax.
Maxim Lapunov è il primo russo ad aver formalmente accusato le autorità cecene di averlo sequestrato e torturato a causa del suo orientamento sessuale. “Sono state sollevate delle domande circa la ricerca dei testimoni che Lapunov ha indicato – ha detto Moskalkova – e credo che non siano ancora stati trovati a causa dell’attività insufficiente degli investigatori”.
Le prime denunce dalla Cecenia, grazie all’inchiesta pubblicata da Novaya Gazeta, risalgono allo scorso aprile. Da subito si parlò di centinaia di uomini prelevati e rinchiusi in prigioni segrete solo perché omosessuali. Le testimonianze raccolte in seguito hanno rivelato di torture e anche di alcuni decessi. Fin dall’inizio, il presidente della Cecenia Kadyrov, se da una parte negava le accuse, dall’altra negava addirittura l’esistenza di omosessuali nel suo paese contro cui, in ogni caso, invocava l’intervento delle famiglie. A loro veniva chiesto di “risolvere” il problema uccidendo i figli, fratelli e mariti gay in nome dell'”onore”. Un’azione che non sarebbe stata considerata reato, per le leggi locali.
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