Una vera e propria standing ovation per Chelsea Manning, che non potendo partecipare di persona all’Antidote Festival, in Australia, è riuscita comunque a tenere il suo discorso via satellite. L’incontro si è tenuto ieri – 2 settembre – all’Opera House di Sydney. Non potendo recarvisi personalmente, per mancanza del visto che le garantisse di poter lasciare gli Usa, l’ex militare e attivista per i diritti civili ha allora assicurato la sua “presenza” on line, riuscendo a tenere il suo discorso.
Un discorso contro la guerra e contro i crimini che l’esercito americano ha perpetrato a danno delle popolazioni civili nelle zone di occupazione militare. Chelsea Manning ha ammesso di essere entrata nell’esercito come analista di intelligence, considerando i conflitti in Iraq e Afghanistan come «equazioni che si potevano risolvere». Poi il bagno di realtà, dopo una missione in Iraq nel 2009. Una realtà durissima, ammette lei stessa: «Una volta che si è immersi in una guerra, ci si rende conto che non si tratta più solo di statistiche».
L’ex analista di intelligence aveva ricevuto una condanna a trentacinque anni per la violazione della legge sullo spionaggio. Chelsea Manning, infatti, aveva passato a Wikileaks centinaia di migliaia di documenti militari. Alcuni di quei dossier, infatti, riguardavano l’omicidio di molti civili disarmati da parte dell’esercito degli Stati Uniti d’America. L’ex militare, dopo la condanna – dapprima a trentacinque anni, poi ridotta dall’amministrazione Obama che l’ha liberata nel 2017 – ha cominciato la transizione e si è dedicata all’attivismo politico a favore delle persone Lgbt. Per il suo impegno, è stata candidata tre volte al premio Nobel per la pace.
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