Ricordate Chelsea Manning? Ex militare dell’esercito statunitense, divenne famosa per essere stata la whistleblower che fornì a Wikileaks i 700.000 file segreti che misero in crisi le diplomazie di tutto il mondo. Il gesto le costò l’accusa di alto tradimento e una condanna a 35 anni di prigione. In carcere, poi, iniziò il percorso di transizione da maschio a femmina in carcere lottando strenuamente per ottenere il permesso di operarsi e di sottoporsi alle cure ormonali. Ora, libera dopo la grazia di Obama, a 30 anni Chelsea si candida al Senato per le elezioni di medio termine nelle liste dei Democratici.
La notizia è emersa per caso, poi domenica scorsa, Chelsea ha pubblicato un video per annunciare ufficialmente la sua intenzione di candidarsi ed ha twittato: “Sì, correremo per il Senato #WeGotThis”.
Ora l’ex militare sfiderà alle primarie Ben Cardin, già senatore del Maryland in politica dal 2007. Una sfida per niente semplice. Il nome di Cardin, tra l’altro, ha giocato un ruolo chiave nella denuncia delle possibili influenze della Russia nell’elezione di Trump e il senatore è reduce da una vittoria schiacciante, nel 2012, contro altri otto candidati quando risultò il primo con il 74 per cento dei voti.
Il video di Chelsea Manning lancia un messaggio preciso. Inizia con scene di protese. “Viviamo tempi difficili – recita la sua voce fuori campo -. Tempi di paura, di repressione, di odio. Non abbiamo bisogno di altri leader o di leader migliori. Abbiamo bisogno di qualcuno che voglia combattere”. Alle immagini dei suprematisti bianchi seguono quelle del Congresso e dei capi della maggioranza e della minoranza che incontrano Trump alla Casa Bianca.
“Dobbiamo smettere di chiedere loro di darci i nostri diritti – continua Manning -. Non ci sosterranno. Non scenderanno a compromessi. Dobbiamo smettere di aspettarci che il nostro sistema si corregga da solo”. A questo punto compare lei, mentre cammina lungo una strada e poi ferma davanti ad un graffito con una rosa in mano.
“Dobbiamo riprenderci le redini del potere – dice -. Dobbiamo sfidarli ad ogni livello, correggere tutto questo. Non abbiamo più bisogno di loro. Noi facciamo meglio. Noi abbiamo dannatamente ragione #WeGotThis”.
Da quando è uscita di prigione a maggio del 2017, Chelsea Manning è diventata un’attivista, una scrittrice e pubblica articoli d’opinione sul Guardian.
Quando la condanna di Manning venne commutata, su ordine di Obama, l’attuale presidente Trump la definì “traditrice ingrata che non avrebbe mai dovuto essere liberata dalla prigione”. Per Trump, la sua liberazione ha trasformato Obama in un “leader debole”.
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