A quasi una settimana dalle elezioni amministrative, possiamo dire che ad aver vinto in questa tornata è sicuramente la comunità transgender italiana. La candidatura e l’elezione sia di Porpora Marcasciano, sia di Monica Romano è un bel passo avanti, anche perché sono due affermazioni che arrivano in un momento storico in cui viviamo la recrudescenza di fascismi vecchi e nuovi. Un periodo in cui il pericolo sovranista è tutt’altro che archiviato e che proprio all’estero – si pensi a Orban, ad esempio – ha come vittime privilegiate proprio le persone transgender. La politica è fatta anche di simboli. E la vittoria di queste due attiviste assume un significato importantissimo nel panorama politico italiano.
Storica attivista e autrice di saggi, Porpora Marcasciano si è presentata a Bologna nella lista Coalizione civica. All’inizio era la prima tra i candidati non eletti, quindi è riuscita ad accedere a Palazzo d’Accursio. Emily Clancy infatti fa parte della squadra di Lepore e ciò ha permesso a Porpora di conquistare il seggio in consiglio comunale. Presidente del Mit di Bologna, la sua elezione è stata salutata con favore da gran parte della comunità arcobaleno, sia a Bologna, sia a livello nazionale.
«L’emozione è grande» ha scritto sul suo profilo Facebook la neoeletta. «Uscire dal set di un film bellissimo durato esattamente il mese della campagna elettorale, scoprire poi che tanta bella gente mi ha elett* mi commuove, mi emoziona e muove dentro di me, intorno a me tante cose tutte belle. È la realtà del quotidiano che adesso mi sorprende e mi spinge a fare come prima e più di prima. Sentirsi parte di un tutto, di una comunità, di un mondo ed esserci con tutto il mio bagaglio esperienziale, credetemi: è FAVOLOSO».
È la prima consigliera transgender di Milano, Monica Romano. Attivista Lgbt+ e scrittrice, nonché recruiter e consulente di selezione, è stata eletta nelle liste del Partito Democratico nel capoluogo lombardo. «Abbiamo fatto la storia!» ha esultato, proprio ieri sul suo profilo Facebook, appresa la notizia della sua elezione. «Abbiamo vinto, e lo abbiamo fatto tuttə insieme, collettivamente» ha commentato ancora, entusiasta. In un lungo stato, con numerosi ringraziamenti a tutte le persone che l’hanno sostenuta in campagna elettorale, Romano scrive ancora: «Dedico questo importante risultato alla memoria di tutte le donne transgender uccise per odio transfobico a Milano e in Italia. Ringrazio mia madre, Franca Fabbiano, per aver sempre creduto in me e lottato insieme a me».
Eletta con 938 voti, l’elezione di un’attivista transgender nel capoluogo lombardo assume un grande valore nell’ambito della politica nazionale. Milano, infatti, è uno dei maggiori centri in cui operano realtà considerate trans-escludenti da quasi praticamente tutto il movimento Lgbt+ nazionale e dove ci sono diverse personalità che si sono definite “gender critical”. Il terreno di scontro più recente è stato proprio il Ddl Zan, sulla questione dell’identità di genere. E come si diceva prima, in politica contano anche i simboli. E la vittoria di attiviste per i diritti delle persone transgender è uno di questi.
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