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Combattere lo stigma, per il benessere psicologico delle persone con HIV

Ormai, grazie alle nuove terapie antiretrovirali, l’aspettativa di vita per le persone che vivono con HIV è pressoché la stessa del resto della popolazione. Al momento della scoperta del proprio stato sierologico, fondamentali sono le rassicurazioni da parte del personale medico circa la possibilità di mantenere una buona qualità della vita, che possano aiutare la persona risultata positiva al test ad integrare questa nuova informazione all’interno della propria identità, senza sentirsi perduta o senza sentire uno scollamento rispetto alla propria vita precedente.

Ciò nonostante ancora oggi queste persone sono a rischio di effetti psicologici molto debilitanti, quali stati depressivi, ansia, disturbi del sonno e attacchi di panico. In particolare la depressione è fra gli stati psicologici più comunemente rilevati dagli studi condotti, che ha come grave effetto secondario quello di una maggiore difficoltà di aderenza al trattamento farmaceutico.

Lo stigma sociale e l’HIV

Le principali motivazioni che generano questi effetti psicologici negativi nel lungo periodo sono legate, più che alla loro condizione di salute, allo stigma sociale e la discriminazione che le persone con HIV si trovano ad affrontare per tutta la vita. Se infatti grazie ad una adeguata informazione ed un sostegno da parte del personale medico si riescono a diminuire ansia e tristezza legati al proprio stato sierologico, più complesso diventa l’adattamento ad una società ancora segnata da scarsa informazione e convinzioni ormai datate.

Paure immotivate derivanti da false credenze diffuse portano le persone a convincersi che l’HIV sia una malattia sessualmente trasmissibile che colpisce solo un certo tipo di persone, che hanno un comportamento considerato esecrabile: per questo motivo è facile che il meccanismo della paura per la malattia si trasformi in giudizio verso le persone con HIV.

Tra paura dell’HIV e giudizio morale

Il fenomeno dello stigma sociale, purtroppo abbastanza comune, l’abbiamo visto ripetersi anche nella attuale pandemia da Covid19, durante la quale ha provocato comportamenti discriminatori nei confronti di persone appartenenti a determinate etnie, a causa di un legame percepito con la malattia.

Questa combinazione fra paura del contagio e giudizio morale conduce inevitabilmente allo stigma, che può portare col tempo alla formulazione da parte delle persone con HIV di convinzioni ed emozioni negative verso se stesse, ad interiorizzare lo stigma, all’isolamento e alla paura della rivelazione del proprio stato sierologico.

Azioni concrete per combattere lo stigma

Se da una parte le persone con HIV si troveranno impegnate a costruire strumenti psicologici utili per contrastare le emozioni derivanti dall’impatto con lo stigma, è però responsabilità di tutte e tutti favorire un clima sociale che permetta il benessere psicologico anche per le persone con HIV.

Il modo stesso con cui si parla della malattia, il linguaggio che si usa, è fondamentale per smontare pregiudizi e percezioni negative, creando un ambiente relazionale accogliente. Scegliere attivamente le parole che si utilizzano quando si parla di HIV è una prima azione concreta per evitare di promuovere lo stigma.

Usare espressioni appropriate

Ad esempio, usare l’espressione “Persona con HIV” piuttosto che “Paziente sieropositivo” oppure “Malato” o ancora “Vittima”, restituisce integrità e dignità al vissuto complessivo della persona, dove l’HIV rimane solo un aspetto e non la totalità in cui l’individuo si deve riconoscere e identificare. Termini come “paziente” o “malato” infatti trasmettono l’idea di trovarsi in una costante condizione di malattia, che è fuorviante e può demoralizzare la persona che vive con HIV.

Parlare di “Persone che vivono con HIV” piuttosto che di “Persone che combattono l’HIV” può evitare di porre la persona in una condizione di continua lotta, come se il centro della loro vita diventasse la malattia.

Parlare di comportamenti a rischio

Quando si parla della trasmissione del virus bisogna sottolineare quali comportamenti sono a rischio (e quali no), piuttosto che parlare delle “persone che trasmettono l’HIV”, per non identificare il virus con la persona e non trasformare la lotta al virus in una falsa associazione mentale fra malattia e alcuni gruppi umani. Fondamentale diventa inoltre diffondere informazioni corrette e smontare credenze erronee diffuse quando si parla di HIV e AIDS.

Empatia per le persone con HIV

Un altro elemento importante è l’empatia, che permette di ascoltare l’altrui disagio piuttosto che concentrarsi sulle proprie paure più o meno esplicite. Ad esempio, di fronte ad una persona che racconta di aver scoperto di essere positivo al test dell’HIV, porre domande empatiche come “Vuoi parlare di come questo ti fa sentire?” è sicuramente di maggior aiuto rispetto a fare domande interrogatorie come “Chi te l’ha tramesso? Come l’hai preso?”, che fanno invece diretto riferimento alle proprie implicite paure del contagio.

Il bisogno del riconoscimento sociale

In conclusione possiamo affermare che l’impatto psicologico dell’HIV deriva principalmente da mancanza di sostegno e riconoscimento da parte della rete sociale e della comunità. Sono in tal senso fondamentali delle azioni concrete, sia del singolo che della società, per poter affrontare il tema troppo spesso ignorato del vissuto emotivo delle persone con HIV, affiancate alla promozione già in atto delle azioni per contrastare la diffusione del virus.

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