Un decisivo passo avanti per la parità di genere in Spagna: dal primo gennaio di quest’anno, infatti, il congedo di paternità e quello di maternità sono stati equiparati. All’interno delle coppie, infatti, entrambi i genitori hanno diritto, per legge, a sedici settimane pagate al 100% dallo Stato. È quanto si legge su El Pais.
Il congedo per assistere la prole, in Spagna, oltre ad essere completamente pagato non è trasferibile. Se uno/a dei due coniugi non ne approfitta, l’altro/a non può richiederlo al suo posto. Una misura necessaria per far sì che anche i padri si assumano le loro responsabilità nel lavoro di cura dei figli. Il provvedimento, considerato all’avanguardia nel suo genere, «trasmette il messaggio» secondo la sociologa Constanza Tobío, intervistata da El Pais «che anche i padri hanno il diritto e l’obbligo di accudire, esattamente negli stessi termini delle donne».
Le caratteristiche del congedo, riporta ancora il quotidiano spagnolo, portano la Spagna davanti ad altri paesi. A cominciare da quelli del nord, con legislazioni avanzate, in materia. Islanda e Svezia, ad esempio, hanno un congedo paterno di dodici settimane e pagano all’80%. E apprendiamo: «Nel nord Europa ci sono permessi più lunghi, ma poiché sono trasferibili, di solito vengono utilizzati dalle donne» e la misura si configura, quindi, come una trappola. Questa l’opinione di María Pazos, della Piattaforma per i congedi uguali e non trasferibili di nascita e adozione (PPiiNA).
La legge, secondo la PPiiNA ha ancora alcune criticità, visto che dà potere alle aziende di concordare con le coppie i tempi di fruizione, dopo le prime sei settimane, ma nel complesso si regista soddisfazione per il provvedimento. Nella speranza che venga emulato anche altrove.
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