“Ve lo dico: se qualcuno di voi pensa che la donna debba restarsene a casa a farsi dire quello che deve fare, allora il MoVimento 5 stelle non è per voi”.
Luigi Di Maio marca un’altra distanza dagli alleati leghisti – che a quella kermesse saranno rappresentati da Matteo Salvini e che vedono il ministro Lorenzo Fontana tra i sostenitori – quando, su Facebook, ribadisce che “io a un convegno come quello di Verona, dove si arriva persino a negare il tema della violenza contro le donne, non ci vado. E non ci andrà nessun parlamentare del Movimento!”.
“Noi abbiamo un’altra idea di mondo”, rivendica il vicepremier e capo politico M5s che rivolge invece un “grazie, sentito, al ministro Bonafede, per l’introduzione di una serie di misure nel Codice Rosso che puntano a elevare le pene per i reati di violenza sessuale, stalking e maltrattamenti in famiglia. Se tocchi una donna, sconti fino a 12 anni di carcere. Grazie Alfonso, grazie perché questo è un importante passo di civiltà in un momento – rimarca Di Maio – in cui il Paese ne ha veramente bisogno”.
“Noi pensiamo che la famiglia sia sacra, ma crediamo anche nelle libertà, nei valori, nel progresso. E vi dirò: questi valori a me li ha insegnati proprio mia madre!”, dice ancora Di Maio
Dalla senatrice Monica Cirinnà intanto arriva una stoccata al Movimento, in particolare al ministro Bonafede:
“Troppo facile ricordarsi delle donne solo quando bisogna distinguersi dalla Lega per provare a risalire un po’ nei sondaggi, cercando di deviare l’attenzione dai continui fallimenti di un Governo incapace di decidere e che, soprattutto, ancora consente che il logo della Presidenza del Consiglio appaia sul sito del Congresso delle Famiglie di Verona”. Dichiara la parlamentare del Partito democratico in Commissione Giustizia. “Il Ministro si concentri piuttosto – prosegue Cirinnà – su quello che si può fare, in Parlamento, già nel breve termine: il Pd auspica da tempo, ad esempio, un intervento efficace sulla disciplina dell’applicazione delle circostanze nella commisurazione della pena, che potrebbe evitare sentenze discutibili come quelle di Bologna e Genova. Per questo è indispensabile la rapida approvazione dell’emendamento del Pd al ddl di riforma del rito abbreviato, che impedisce, per i delitti contro la persona, il giudizio di prevalenza o equivalenza tra aggravanti e attenuanti, consentendo l’applicazione delle attenuanti solo sulla pena già aumentata per effetto delle aggravanti”.
“Auspichiamo che l’emendamento, colpevolmente bocciato dalla maggioranza alla Camera e in Commissione al Senato – conclude – possa essere oggetto di una larga convergenza in Aula al Senato: alle parole seguano i fatti, e si assicuri un adeguato bilanciamento tra garanzie per gli imputati e riaffermazione della riprovazione sociale e giuridica per i delitti contro le donne”
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