Un importante sì a una coppia omosessuale, sposata regolarmente all’estero, alla trascrizione in Italia della stepchild adoption “incrociata” (l’adozione ciascuna del figlio partorito dall’altra), già riconosciuta dal giudice straniero con sentenza definitiva. La coppia è quella formata da Giuseppina La Delfa – fondatrice e per un decennio presidente di Famiglie Arcobaleno – e da sua moglie Raphaelle.
La decisione è stata presa dalla prima sezione civile della Cassazione, con un’ordinanza depositata alcuni giorni fa, con la quale è stato rigettato il ricorso di due sindaci dell’Avellinese che si opponevano al riconoscimento in Italia delle adozioni ottenute dalla coppia in Francia: Giuseppina (cittadina italiana e francese) e Raphaelle (con la sola cittadinanza francese) sono unite sentimentalmente dagli anni ’80 e sposate dal 2013 (matrimonio trascritto in Italia lo scorso anno dopo la conclusione dell’iter giudiziario fino in Cassazione), e risiedono dagli anni ’90 in Italia, dove hanno messo su famiglia.
Entrambe, dopo pratiche di inseminazione artificiale realizzate in Belgio e Spagna, hanno partorito un figlio: una bimba, Lisa Marie, è nata nel 2003, un maschietto, Andrea Giuseppe, nel 2013: sono entrambi di cittadinanza anche francese ma nati nel capoluogo irpino. Il tribunal de grande istance di Lille, nel 2014, ha dato il via libera alle due mamme di adottare ciascuna il figlio biologico dell’altra (un’adozione piena, che rende Lisa Marie e Andrea Giuseppe anche fratelli fra loro).
Proprio sulla trascrizione di questi provvedimenti del giudice francese, la Cassazione ha dato giovedì il suo ok definitivo: la Corte d’appello di Napoli, investita della questione, aveva ritenuto tali adozioni “non contrarie all’ordine pubblico”, considerando che “il riconoscimento di tutti i diritti e doveri scaturenti dal rapporto di adozione corrisponde”, secondo “l’apprezzamento” già compiuto dal giudice francese, “all’interesse superiore del minore al mantenimento della vita familiare costruita con ambedue le figure genitoriali e al mantenimento della positive relazioni affettive ed educative che con loro si sono consolidate”.
I giudici di legittimità hanno condiviso le conclusioni della Corte partenopea: “Nella materia in oggetto (riconoscimento di provvedimento di adozione di minore straniero) il principio di superiore interesse del minore opera necessariamente come un limite alla stessa valenza della clausola di ordine pubblico, che va sempre valutata con cautela e alla luce del singolo caso concreto”. Aggiungono inoltre gli “ermellini” che lo stesso concetto di ordine pubblico, quando si tratta di un’adozione internazionale di un minore, deve essere integrato dal “preminente interesse del minore” e dal suo “diritto” a vivere “in modo stabile e in un ambiente domestico armonioso, e ad essere educato ed assistito nella crescita con equilibrio e rispetto dei suoi diritti fondamentali”.
Fermo restando che “l’adozione legittimante – ricorda il verdetto – è consentita solo ai coniugi uniti in matrimonio“, una volta che l’unione celebrata all’estero tra cittadini gay stranieri viene riconosciuta in Italia come previsto dal diritto di famiglia, non ha alcuna rilevanza, ai fini della trascrizione dell’adozione, “il dato dell’inserimento degli stessi minori nel contesto di una famiglia costituita da una coppia omosessuale“. Né il via libera alla trascrizione può essere bloccato da “meri pregiudizi” sull’orientamento sessuale della coppia e sulla sua idoneità “all’assunzione della responsabilità genitoriale”.
È evidente come questa decisione riguardi il caso concreto che si presenta come una caso certamente raro se non unico, ma contiene in sé importanti considerazioni sul preminente interesse del minore e sulla responsabilità genitoriale che certamente fortificano l’ormai consolidata giurisprudenza in tema di genitorialità omosessuale e di riconoscimento della stessa, sia che discenda da stepchild adoption, sia che discenda da trascrizioni di atti o sentenze straniere nonché, nelle ultime settimane, anche da riconoscimento anagrafico della doppia maternità alla nascita.
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