Il progetto di Donald Trump di bloccare l’ingresso delle persone trans nelle forze armate statunitensi potrebbe essere fermato dai tribunali. Per il momento, la Corte Federale di Washington ha sospeso il provvedimento. L’intera questione, tuttavia, è ancora al vaglio dei giudici.
Una delle ragioni addotte dall’amministrazione statunitense per bloccare la presenza di trans nelle forze armate è proprio quella economica.
Motivazione già ampiamente smontata dalle cifre. Uno studio di Rand Corporation ha dimostrato che le transizioni costerebbero al Pentagono tra i 2 e i 4 milioni di dollari all’anno, contro i circa 6 miliardi di dollari che ogni anno vengono coprono le spese mediche di tutte le persone arruolate.
Dallo scorso luglio Trump ha reso nota la sua intenzione di bloccare l’arruolamento di persone trans. La decisione, che segna un passo indietro notevole rispetto alle decisioni dell’amministrazione Obama, non ha mancato di suscitare polemiche. Oltre alla comunità lgbt, scesa in piazza più volte, furono proprio i generali di corpo d’armata ad esporsi contro il progetto del presidente. Adesso è la Corte federale della Capitale a imporre un nuovo stop al progetto discriminatorio del presidente.
Questo non è l’unico atto che Trump intraprende contro le persone trans. Uno dei primi atti firmati poco dopo l’insediamento, fu ritirare il provvedimento di Obama che stabiliva che i ragazzi e le ragazze trans potevano usare i bagni delle scuole e gli spogliatoi che si addicevano al loro genere di elezione e non al sesso di nascita. Anche in quel caso, la comunità lgbt scese in piazza e con loro i genitori degli adolescenti trans che chiedevano rispetto per i propri figli e le proprie figlie.
Quella dei bagni è una guerra che va avanti da molto tempo. Molte reazioni suscitò, ad esempio, la legge approvata dal parlamento del North Carolina che stabiliva l’obbligo di utilizzare i bagni pubblici conformi al sesso di nascita e non al genere di elezione. Molti artisti di calibro internazionale annullarono performance e concerti, come Bruce Springsteen e molte aziende cancellarono eventi e spostarono le loro sedi operative in altri stati più inclusivi.
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