Quando ho letto del caso, ormai nazionale, della maestra sospesa per aver recitato una preghiera in classe la mia prima reazione è stata quella di chiedermi se non avessero esagerato un po’, ai piani alti. E subito dopo, mi sono chiesto cosa avrebbero detto i Salvini, le Meloni e tutta l’orrida stampa sovranista a seguito. Interrogativi e perplessità che son durati poco, perché puntualmente i piagnistei sono arrivati. Lo scandalo è diventato virale e l’Italia governata dall’estrema destra può ancora essere distratta da questioni tutto sommato infime, mentre il paese sprofonda nell’abisso di un fascismo di ritorno tanto più pericoloso quanto più largamente invisibile alla massa. L’affaire Orban ne è un’ottima cartina al tornasole. Ma non è di questo che voglio parlare.
Il caso della maestra, infatti, merita qualche attenzione in più. Perché è paradigmatico di quel boomerang ideologico che le forze attualmente al governo – e la cultura di cui si fanno espressione – vorrebbero lanciare contro le minoranze e che poi torna puntualmente sui loro visi di bronzo. Producendo un rumore che sarebbe anche gradevole da ascoltare, se non fosse modulato sul vittimismo che è tipico di quell’area politica.
E Marisa Francescangeli – questo il nome dell’insegnante sospesa – sembra essere la classica seguace di un pensiero antigender, nonché simpatizzante dell’attuale governo. Basta guardare la sua bacheca e le sue condivisioni per rendersene conto: dagli strali contro Rosa Chemical e Achille Lauro, allo scandalo per Peppa Pig. La situazione, insomma, è tragica ma non è seria.
La maestra, per altro, sembrerebbe anche “vittima” di quella “libertà educativa” che i movimenti “no gender” agitano a tutela delle famiglie. Almeno quando si tratta di impedire che nelle scuole si parli di rispetto per le persone Lgbt+. O di lotta al bullismo, di contrasto alla violenza di genere e qualsiasi altra azione che possiamo annoverare sotto la voce del buon senso e del senso civico delle nazioni più progredite. E dopo alcune attività scolastiche ritenute fuori luogo da almeno un paio di mamme, che si sono quindi lamentate, la recita della preghiera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Si legge su Fanpage che sulla docente «ci sono segnalazioni che esulano dalle preghiere in classe. La maestra avrebbe infatti fatto realizzare ai bambini alcuni rosari con delle perline, dei “lavoretti di Natale” da portare a casa. La donna avrebbe inoltre “benedetto” i bambini con dell’olio di Medjugorje». Accuse che Francescangeli smentisce «sostenendo di aver portato un regalo dai bambini e che i piccoli abbiano iniziato a metterselo tra loro come in un gioco». Immaginiamo adesso un maestro dichiaratamente gay che avesse portato dei fanbrush arcobaleno, in classe. E che i bambini avessero cominciato a usarli per giocare al “gay pride”. Immaginate lacrime e strepiti, rigorosamente in coro, di tutta l’italica destra in mondovisione, vero?
E insomma, dopo presunti oli sacri, rosari e collanine, madonne non meglio identificate e sospette benedizioni, i genitori han detto basta. La clausola del primato della libertà educativa delle famiglie è scattata e ha avuto come vittima – a questo giro almeno – una maestra che sembra collocarsi in quell’area di cui sopra. In quella propaggine culturale ultrareligiosa e tradizionalmente non proprio benevola nei confronti della comunità Lgbt+. Se Dio esiste, e di fronte a tutto questo anche l’ateismo più fervente vacilla, ha davvero un gran senso dell’umorismo.
Ma non è l’unico caso che fa “scuola” – è il caso di dirlo – sul fanatismo religioso che esplode in mano a quanti evocano gli spettri del “gender”, della cancel culture e del rischio di colonizzazione culturale. Ricordiamo ancora lo scandalo che, sempre a destra, ha tolto il sonno all’elettorato fascio-leghista sulla questione del David. In una scuola americana un’insegnante è stata licenziata per aver fatto vedere, durante una lezione di storia dell’arte, la nota opera michelangiolesca. La sua colpa? Il David, in quanto nudo, sarebbe pornografico. Le famiglie si sono ribellate e la povera insegnante è stata licenziata in tronco.
Apriti cielo! La cancel culture americana, hanno sempre ululato a destra, vuol distruggere la cultura occidentale. E per di più l’arte italiana, un simbolo nazionale della nostra bellezza e della nostra potenza culturale davanti al mondo intero! Salvo poi realizzare, sempre a destra, che ad aver operato quella cancellazione era una scuola fondamentalista cristiana. Nella Florida di un Partito repubblicano che è sempre più vicino all’estrema destra europea. Ulteriore vicenda che ci insegna, ancora, che i sovranismi non potranno mai incontrarsi perché la legge del più forte, dentro casa propria, va a discapito delle culture altre. Quella italiana per quanto riguarda questo caso.
Al netto di ogni considerazione su quanto sia deleteria la sub-cultura di destra, quando diventa applicazione pratica, ci sarebbe poi un’evidenza ultima. Che potrebbe chiudere la questione una volta per tutte. La scuola italiana è laica. Le preghiere lasciamole a chi crede davvero e nelle sedi più opportune: le chiese. A scuola si insegni storia, matematica, lingue straniere e educazione civica. E quest’ultima, lo ricordo ancora, prevede l’antifascismo, l’educazione di genere, la lotta alle discriminazioni, il contrasto a ogni forma di bullismo. Piaccia o meno alla destra, estrema e non. Anche a quella che ci governa. E a chi la vota.
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