Cuba non inserirà nella sua nuova costituzione l’articolo che dava il via al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ad annunciarlo è stato il Governo cubano, dopo le proteste dei cittadini – proteste che si sono fatte sentire nelle assemblee popolari in cui si è discusso della nuova carta fondamentale – e delle chiese evangeliche locali, che si sono opposte all’inserimento della voce sulle unioni tra persone dello stesso sesso.
L’articolo in questione, il n. 68, prevedeva che il matrimonio fosse tra due persone, invece che tra uomo e donna, come recita la costituzione approvata nel 1976. Tra le più accese sostenitrici della modifica in chiave gay-friendly c’è stata Mariela Castro, figlia di Raul, che da anni si batte per i diritti civili delle persone Lgbt nel suo paese. Tuttavia, il mancato inserimento non rappresenta necessariamente un passo indietro in tale direzione. Come sempre, si è trattato di trovare un compromesso tra la diffidenza delle persone e le istanze di progresso sociale.
La nuova costituzione, quindi, non parlerà espressamente di “matrimonio tra due persone”, ma non lo vieterà. Ciò permetterà alla politica locale e agli attivisti di poter portare avanti la loro battaglia per il pieno riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt in materia matrimoniale e affettiva. Dello stesso avviso è Francisco Rodriguez, blogger gay e membro del Partito comunista cubano che ha fatto notare come l’eliminazione del riferimento costituzionale sia un compromesso accettabile che lascia aperta la battaglia per i diritti civili.
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