Il vento arcobaleno soffia ancora più forte a Cuba, dove ieri – domenica 16 settembre – il presidente Miguel Díaz-Canel, che si è avvicendato all’ottantenne Raúl Castro, ha dichiarato di essere favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso. La notizia è subito rimbalzata per tutto il mondo e ripresa dai maggiori siti in lingua spagnola e non solo. L’approvazione dei diritti delle persone Lgbt, infatti, è vista come un ulteriore tassello del processo di maggiore democratizzazione dell’isola caraibica.
«Il Paese sta cambiando, anche i modi di pensare stanno cambiando» ha dichiarato Díaz-Canel in un’intervista alla televisione sudamericana Telesur. Continuando: «Il Paese si evolve, noi non siamo in una bolla e stiamo vivendo la realtà». Una realtà, precisare il leader cubano, in continuo divenire: «In questi anni in cui abbiamo vissuto c’è un’enorme evoluzione del pensiero, molti tabù sono stati infranti». E aggiunge ancora, il presidente: «C’è una gioventù che spinge molto» verso il cambiamento.
L’omosessualità, nell’isola, è legale solo dal 1979. Prima di quella data le persone Lgbt del posto vivevano una durissima repressione, come narrato nel film di Julian Schnabel, Prima che sia notte. In esso troviamo le vicende e la fuga da Cuba del poeta Reinaldo Arenas, perseguitato dal regime per la sua omosessualità. Il miglioramento delle condizioni della popolazione arcobaleno si deve, ancora, alle politiche e alla battaglia di Mariela Castro, figlia di Raúl, e presidente del Centro Nazionale di Educazione Sessuale di Cuba. Lo stesso Fidel Castro, nel 2010, in un’intervista chiese scusa per i crimini del regime contro i gay.
Primo leader cubano della generazione post-rivoluzionaria, Miguel Díaz-Canel ha detto che non ci deve più essere nessuna discriminazione a Cuba in relazione al diverso orientamento sessuale dei suoi abitanti e che l’introduzione del matrimonio egualitario dovrà passare per volontà del popolo cubano. Nel frattempo, è già stata cambiata la costituzione della repubblica che prevedeva che il matrimonio fosse un’unione tra un uomo e una donna. È innegabile, tuttavia, che si registra un altro segnale di apertura verso i diritti umani. Cosa che fa ben sperare.
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