Si addensano nubi nerissime sul ddl Zan. Come riporta Next Quotidiano, riprendendo un’agenzia, oggi in Senato si è tenuto un dibattito per la calendarizzazione della legge contro l’odio per le persone Lgbt+, la misoginia e l’abilismo. Sono arrivate però delle dichiarazioni da parte di Davide Faraone, di Italia Viva, che rischiano di suonare come uno stop definitivo all’iter parlamentare. L’esponente renziano ha infatti ipotizzato delle modifiche da apportare al disegno di legge. Con rischi che sono davanti agli occhi di chiunque. Ma andiamo per ordine.
Faraone ha così dichiarato: «Il ddl Zan può essere trattato, trovando condivisione tra le forze, con le proposte di modifica che anche noi vogliamo avanzare». Per il capogruppo al Senato di Italia Viva «ci sono modifiche della Concia, della Valente, che io condivido». Ancora, il parlamentare dichiara: «Possiamo mostrare maturità, votandolo insieme questo ddl, portandolo in Aula e proponendo le modifiche». Modifiche che però riporterebbero il testo alla Camera, dove ricomincerebbe tutto il procedimento parlamentare, per poi tornare al Senato. Con ulteriori ritardi e il rischio di non essere approvato. Oltre all’impoverimento di una legge che ha già diverse mediazioni.
Il quadro, così com’è, presenta un clamoroso passo indietro per il partito di Matteo Renzi. Italia Viva, infatti, ha votato alla Camera dei Deputati proprio il testo arrivato a Palazzo Madama lo scorso 4 novembre. Evidentemente qualcosa è cambiato tra le file dei renziani. Il dato politico è comunque molto precario, nei confronti del ddl Zan. La legge, infatti, non ha più la maggioranza che l’aveva votata l’autunno scorso. E ciò rende ancora più traballante un iter parlamentare che soffre dell’ostruzionismo della Lega.
E si registra delusione e rabbia, tra le associazioni della comunità Lgbt+: «Il balletto che di settimana in settimana continua sulla calendarizzazione della legge contro l’omotransfobia in commissione Giustizia al Senato sta assumendo caratteri grotteschi» ha dichiarato Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che ricorda: «Le forze politiche che hanno approvato la legge alla Camera non possono prestare il fianco a questo ricatto. M5S, PD, Italia Viva e Leu che hanno raggiunto una mediazione su quel testo di legge devono garantire il supporto necessario per l’approvazione definitiva del testo anche al Senato senza indugiare in ulteriori modifiche che sappiamo essere solo improntate al ribasso e finalizzate a determinare molto probabilmente l’ennesimo nulla di fatto come esito di questa battaglia. Il tempo delle scuse e dei rinvii è finito».
Durissima anche Marilena Grassadonia, responsabile nazionale ai Diritti e libertà di Sinistra Italiana, che dichiara: «Le richieste al ribasso sul Ddl Zan da parte di Italia Viva confermano come sui diritti civili Renzi non riesca mai a fare un passo avanti reale e decisivo. Fare compromessi sulla vita e la dignità delle persone fa parte del suo dna». E continua, l’attivista: «Ieri era Alfano oggi è la Lega. Gli attori sono diversi, la sostanza non cambia. Oggi Italia Viva è ufficialmente la stampella della destra di questo Paese. Cambiare una virgola per affossare la legge. La strategia è chiara, lo capirebbe anche un/a bambino/a».
Di certo, dopo le dichiarazioni del capogruppo di Italia Viva, la strada per l’approvazione del ddl Zan è ora tutta in salita. E il provvedimento – qualora venisse modificato – rischierebbe di saltare, lasciando inevasa l’urgenza di un provvedimento che avrebbe aiutato a combattere violenze e discriminazioni.
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