Il famigerato decreto sicurezza voluto da Salvini è già stato definito una ferita alla nostra cultura giuridica da giuristi e da professionisti di settore. L’accoglienza dei popoli “stranieri” — e, aggiungerei, la mescolanza con essi — fa parte della nostra storia millenaria. Ovviamente, non dobbiamo nasconderci che l’incontro, lo scontro e la fusione delle culture possono portare ad elementi di criticità, ma la storia ci insegna che è dalla sintesi che nascono i frutti migliori.
Non entrerò nel dettaglio dei singoli, controversi punti del decreto, rimandando all’analisi di quelle figure professionali che, contrariamente a chi scrive, hanno la dovuta cultura giuridica. Da cittadino di questo Paese, invece, non posso esimermi da alcune considerazioni che riguardano non solo il dato umanitario, ma anche lo stesso concetto di “sicurezza”. Paradossalmente, infatti, tutto suggerisce che il provvedimento voluto da Salvini innescherà dinamiche sociali che, nel medio e lungo periodo, si risolveranno in un boomerang per chi vivrà in Italia nei prossimi anni. Cerco di andare per punti.
E non solo. La vendetta genera vendetta. La mancanza di integrazione e l’apartheid giuridico a cui mirano le politiche leghiste, a cominciare dall’allontanamento dalle mense scolastiche, può portare a sentimenti di odio da parte di chi si sente escluso. Ciò potrebbe radicalizzare quei migranti che rischiano di finire nelle maglie del terrorismo organizzato. Se un domani esploderanno ordigni in una metropolitana, tra Roma e Milano ad esempio, una possibile causa potrebbe essere questa politica scellerata e razzista. Perché si sta fornendo, in pratica, una giustificazione a certo radicalismo.
Ciò dovrebbe aprire un’ulteriore riflessione su come sia possibile che ancora molti attivisti e attiviste Lgbt stiano ancora dentro l’altro partito di governo, il M5S, senta sentire minacciata la propria identità e tradito il proprio sistema di valori (ammesso che esista, per alcune personalità dichiaratamente gay, tra i pentastellati), ma non è questa la sede per approfondire anche tale questione.
Lo scopo è manifesto: la creazione di un nemico diverso dalla massa degli uguali e il privilegio del potere maschile creano coesione sociale attorno a (dis)valori in cui potersi riconoscere. Questo valore parte da una narrazione: sei pericoloso perché non sei come me. Ciò crea il senso dell’emergenza e autorizza il “risolutore” a misure speciali. Anche a costo di violare norme fondamentali e offendere un’intera cultura giuridica. La storia, sempre maestra di vita, ci fornisce molti esempi in tal senso. I leader della Lega sembrano ignorarla. Noi no. E chi chiuderà gli occhi di fronte a questo stato di cose, si candida al ruolo di complice ad un disegno eversivo, disumano e indegno del concetto stesso di civiltà.
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