Una vera e propria ondata di endorsement a favore della legge Zan, la campagna #diamociunamano. Nata dalle colonne di Vanity Fair, che ha deciso di prendere posizione «sui diritti civili e invita tutta la sua community a farlo». La famosa rivista, infatti, ha deciso di dedicare la sua copertina del numero in uscita il 21 aprile al ddl contro omofobia, transfobia, misoginia e abilismo, attualmente ferma in Senato, per l’ostilità della Lega. Nella prima pagina possiamo vedere l’attrice Alice Pagani, con su scritto sul palmo della sua mano “ddl Zan”. Vanity Fair ha inoltre invitato la sua community ad aderire e la risposta è stata a dir poco sorprendente.
È veramente lunga la lista di personaggi famosi che hanno deciso di supportare il ddl. Da Maria Grazia Cucinotta a Patty Pravo, da Benedetta Parodi alla scrittrice Nadia Terranova, passando per Jo Squillo, Alessio Boni, Donatella Versace, Stefano Boeri, Beppe Sala, Paolo Camilli, Jonathan Bazzi, Loredana Bertè, Noemi, Cristina Parodi, Vladimir Luxuria e moltissimi altri volti della televisione, del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica.
Adesioni anche non del tutto scontate o addirittura in totale controtendenza rispetto alla storia di quei personaggi che hanno deciso di aderire alla campagna, come nel caso di Alessandra Mussolini, la cui partecipazione sta facendo molto discutere dentro e fuori la comunità Lgbt+.
E tra le polemiche registrate, non possiamo non riferirci al botta e risposta tra Simone Pillon e Enzo Miccio. Il senatore Pillon, tra i più accaniti oppositori alla legge, ironizza sulla sua somiglianza con il famoso wedding planner, scrivendo: “Vedo Enzo Miccio confuso. Ma è a favore o contro il ddl Zan? Dalle foto non si capisce”. Subito dopo, appaiono alcune sue immagini con la mano in cui campeggia un no al ddl. Enzo Miccio, in un commento, asfalta Pillon, ammonendolo: «Sono tutt’altro che confuso» scrive, «la pregherei di evitare questa inutile e ridicola pantomima e di non usare il mio nome e la mia immagine!»
Un’immagine, insieme all’avallo dei tanti e delle tante vip, che fa bene al cuore. Perché la società civile, fuori dalle manovre di palazzo e dalle polemiche strumentali dei “salotti buoni” – girano le consuete lettere contro l’inserimento dell’identità di genere nel testo di legge, forse ad uso e consumo dell’ego di soliti noti – è un passo avanti alla politica. Ed è lì dove dovrebbe essere: dalla parte dei diritti e delle persone, Lgbt+ e non. Per cui #diamociunamano, insomma. Supportando attivamente la legge che rischia di arenarsi in parlamento.
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