Elisabetta, siciliana, è qui perché non ama vivere in un paese in cui ci sono privilegi e discriminazioni. E proprio perché eterosessuale, non nonostante. Alessandro e Alessia, romani, sono sposati da meno di un anno. Sorridono, sono a piazza del Popolo per la loro amica Barbara. Perché ci credono. Da Torino sono venute Maria e Valeria. Insieme da sette anni. Loro, appena la legge sulle unioni civili sarà approvata, si “sposeranno”. Perché adesso sono già una famiglia, ma vogliono esserlo anche di fronte allo stato. Francesco è con la sua mamma e il suo compagno. Vinnie invece è arrabbiato. Gli occhi malinconici, lo sguardo un po’ perso in direzione delle bandiere accarezzate dal vento: «Adesso voglio tutto!». Sono questi i sentimenti della piazza: un misto tra speranza e voglia di rivalsa, di consapevolezza che quanto fatto non è ancora sufficiente eppure nessuna intenzione di retrocedere. Nessun passo indietro.
Mentre tutto questo accade, dal palco Marilena Grassadonia – la presidente di Famiglie Arcobaleno – infiamma gli animi, col suo cuore di madre e donna. «Le nostre famiglie la storia l’hanno già fatta. Noi andiamo avanti per la nostra strada» dice, senza nascondere un profondo disappunto «non perdoneremo mai a questa classe politica di averci impedito di festeggiare un momento che aspettavamo da trent’anni, quei politici dovrebbero provare vergogna!». Per la piazza un boato, e poi di nuovo il silenzio, quasi surreale: «Non è una pretesa, quella di difendere i nostri figli, è una cosa che farebbe qualsiasi genitore!» e lì non sai più se è il vento a darti i brividi, o le sue parole a scuotere ogni tua cellula. La incontri dietro le quinte. Sta parlando con Andrea Giuliano, l’attivista italiano aggredito a Budapest, l’anno scorso. Ha la zip aperta, fa freddo. Con un gesto inequivocabilmente materno la tira su. Perché quando sei mamma, ti viene un po’ per istinto. Prenderti cura delle fragilità, per quanto invisibili.
Gli interventi proseguono: Giulia Innocenzi, che conduce la presentazione, si schiera a favore della gestazione per altri e dell’omogenitorialità: «Avere tolto le stepchild adoption è stato uno schiaffo incredibile». E dedica un pensiero a Nichi Vendola, al centro di attacchi tanto crudeli quanto volgari: «È schifoso quello che gli è successo». Gabriele Piazzoni, segretario di Arcigay, attacca Alfano: «È l’unico ministro occidentale che può permettersi di dirci che siamo antropologicamente inferiori senza pagare un prezzo politico». Cathy La Torre, del Mit, ricorda che la legge contro l’omofobia è ferma in Senato da novecento giorni, mentre «le persone LGBt continuano a essere discriminate e subiscono violenze» assicurando che tutti coloro che offenderanno le persone gay, lesbiche, bisex e trans saranno «sommerse di denunce». Mario Colamarino, del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma, promette: «Questa legge è solo l’inizio. Non ci fermeremo» e annuncia una raccolta fondi per sostenere le cause d’adozione delle famiglie arcobaleno. Parla col cuore Mauro Feliziani, di Condividilove, che incita all’attivismo politico, anche di fronte alle critiche più aspre: «Non sarete stupidi, sarete pazzi, pazzi d’amore». Omaggia, ancora, la piazza Susanna Camusso, segretaria della CGIL, che ricorda il valore della lotta: «Nessuno può decidere se siamo naturali o no. Un primo passo l’abbiamo fatto e non ce l’ha regalato nessuno».
A un certo punto arriva la pioggia, ci sono gli ultimi interventi. La gente resta ad ascoltare. Gli organizzatori, infine, salgono tutti insieme per salutare la piazza. Ed è di nuovo musica, la piazza resiste, la gente balla, come se la rabbia fosse stata consegnata al cielo. Resta la voglia di vivere, di lottare, di andare avanti. Rimane un vago sapore di gioia, che non è quello della conquista, ma che ha il sentore di una promessa.
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