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Cosa ha detto Draghi sulle politiche di genere nel suo discorso per la fiducia

Il neo presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha pronunciato oggi al Senato il discorso con il quale chiede alle camere la fiducia. Un voto il cui esito si preannuncia scontato, dato che della maggioranza di governo fanno parte praticamente tutti i partiti presenti in Parlamento tranne Fratelli d’Italia e altri piccoli gruppi o singoli parlamentari.

Draghi: un discorso al maschile

Diversi applausi hanno accompagnato l’intervento di Draghi. L’unica interruzione c’è stata all’inizio quando la senatrice Cirinnà ha corretto il neo presidente del consiglio che si era rivolto alla presidente del Senato usando il maschile. Va detto che è la stessa Casellati a preferire il maschile, curiosamente. Ma l’uso del solo maschile ha caratterizzato l’intero discorso di Draghi, tranne nella conclusione.

“Questo è il terzo governo della legislatura – ha detto in chiusura – . Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. E’ un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia”.

Non è mancato, però, un passaggio sulla parità di genere, sebbene il tema non sia stato prioritario nella formazione della squadra di governo. Ricordiamo, infatti, che su 23 ministeri solo 8 sono ricoperti da donne e, di questi, solo 3 sono ministeri “con portafoglio”.

La disoccupazione femminile e il gap salariale

Ma ecco la trascrizione della parte del discorso di Draghi che riguarda la parità di genere.

“La mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo incremento non è andato di pari passo con un altrettanto evidente miglioramento delle condizioni di carriera delle donne. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo.
Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro.
Garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali. Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese”.

Subito dopo, è tornato a parlare di lavoro femminile a proposito delle politiche sul sud.

“Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile – ha detto Draghi sul meridione -: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno”.

Niente comunità lgbt+ nel discorso di Draghi

Nessun accenno a politiche di inclusione delle persone LGBT+ né, tanto meno, sulla legge contro l’omolesbobitransfobia che il Senato dovrebbe discutere a breve. Questo potrebbe significare che sarà una partita che si giocherà tutta in aula, senza che il governo se ne occupi.

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