Giuseppe Conte ha sciolto la riserva: la del Elena Bonetti sarà la nuova ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità.
Mantovana, 43 anni, matematica, sposata e con due figli. Elena Bonetti lavora come professore associato di analisi all’Università di Milano. Formatesi all’Università di Pavia e alunna del Collegio Ghisileri, si è laureata nel 1997 e ha conseguito il dottorato nel 2002.
Nella sua biografia dice: «Nella ricerca ho imparato che si cresce se si gioca in squadra».
Nel suo passato una lunga militanza nell’Agesci, l’associazione degli scout cattolici: «La passione educativa e il desiderio di accompagnare le giovani generazioni ad essere buoni cittadini, capaci di contribuire a scrivere una storia bella e generativa per la nostra comunità, trovano le radici nel mio cammino scout. Su questa strada ho imparato la bellezza del camminare insieme, la felicità e la pienezza che nascono dal servizio, il coraggio di dire sì, la chiamata a lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato».
E proprio dalla sua militanza nell’Agesci scopriamo che Elena Bonetti potrebbe essere un’alleata della comunità Lgbt+. Cattolica sì, ma friendly. Era il 2014 quando l’Agesci prese parola in merito alle unioni civili chiedendo a Chiesa e Stato di rivedere le proprie posizioni: «Tutti abbiamo il diritto di amare e di essere amati». Il documento dell’Agesci, la Carta del Coraggio, portava la firma proprio di Elena Bonetti, oltre a quella di don Giovanni Gallo. Le possibilità di avere, dopo i mesi di Fontana, una ministra attenta ai diritti civili ci sono: solo il tempo ci potrà dire se si tratterà di amore o di un fuoco di paglia. Ci sarebbe aspettato una figura con un curriculum ancor più importante in tema di diritti ma, prendendo in prestito un tormentone del precedente governo, «Lasciamola lavorare».
Delusione sul fronte della gender equality con sole sette ministre su ventuno: Bonetti, Dadone, Pisano, Bellanova, Catalfo, De Micheli, Lamorgia. Ci si sarebbe aspettati tutti e tutte qualcosa in più.
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