Il suo nome circolava da tempo, tra le file di chi la vedrebbe bene a sindaca di Roma: Monica Cirinnà, in una intervista al Tempo, ha rotto gli indugi. «Amo la mia città, sono stata consigliera comunale per vent’anni. Sto valutando se partecipare alle primarie, che auspico che si tengano» dichiara. Mettendo in campo quello che sembra un vero e proprio programma di governo per il futuro della capitale. Impresa non semplice, dopo il disastro in cui versa la città dopo anni di fallimentare amministrazione del M5S.
Monica Cirinnà si rivolge a una fetta di elettorato molto ampia, che va dai credenti ai laici. «Penso di poter rappresentare un’area trasversale, dentro e fuori il Pd, che si occupa di diritti civili e sociali, che sono un tutt’uno» dice ancora. «È un diritto» si legge ancora «avere la città pulita come avere un congedo parentale. Su questo credenti e non credenti trovano il terreno per un impegno comune». Non risparmia, per altro, critiche alla gestione Raggi: «La crisi della città è sotto gli occhi di tutti, causata dal no perenne a partire dalle Olimpiadi».
Una sfida difficilissima, quella che l’attende. Le resistenze maggiori potrebbero essere interne al partito, a cominciare dal sì o dal no alle primarie. Lei, promette, sosterrà chi vincerà alla competizione interna. E poi la sfida più importante. Che non è quella di vincere le elezioni, ma quella di dover gestire una città i cui problemi sembrano insormontabili. Cosa avverrà è difficile dirlo. Che Cirinnà abbia la giusta determinazione per affrontare le sfide che le si pongono di fronte, è sotto gli occhi di tutti e tutte. Di sicuro le sue parole fanno rumore. Nei corridoi di partito e per le strade della città.
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