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Emilia Romagna, un’altra legge a caro prezzo: la dignità dei figli dei padri gay

Alle 3.33 di questa mattina, dopo una maratona senza precedenti, il Consiglio regionale dell’Emilia Romagna ha approvato la legge contro l’omotransfobia. Ricordiamo, solo per contestualizzare, che si tratta di una legge che prevede una serie di misure e interventi per prevenire le discriminazioni contro le persone lgbt nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni, nelle scuole. Non è una norma che introduce alcun reato perché quella è una competenza dello Stato centrale, non delle regioni.

L’ostruzionismo delle destre

Una maratona, dicevamo, iniziata in aula mercoledì scorso alle 10.30: una cosa senza precedenti. A costringere a questa seduta fiume sono stati i quasi 1800 emendamenti presentati dalle destre a mero scopo ostruzionistico. Basterebbe leggere i testi per rendersene conto. Fuffa intrisa di omofobia e di transfobia messa nero su bianco per allungare i tempi e avere la possibilità di vomitare l’immancabile fiume di parole d’odio. Tutto ben sapendo che in tribuna un folto gruppo di attivisti lgbt era lì ad ascoltare tutto quello che si diceva di loro, delle loro vite, del loro essere, come se non fossero persone.

Il precedente: le unioni civili

Uno spettacolo horror che avevamo già visto. Ve lo ricordate?
Era l’inizio di febbraio 2016 quando la legge sulle unioni civili arrivava in Senato, dopo un tortuoso quanto lungo percorso in Commissione Giustizia. Nell’aula di Palazzo Madama si sarebbe consumato un teatrino indegno di una repubblica occidentale del XXI secolo.
Avremmo visto senatori citare il Levitico, altri chiedere ad un collega quanto avesse pagato per “comprare” suo figlio, altri accostare l’omosessualità alla zoofilia e via discorrendo, per settimane.

I cattodem

Ma il dramma vero non fu quello. In fondo sarebbe stato ingenuo aspettarsi un comportamento diverso dai partiti di centro destra, conoscendo le loro posizioni. Cosa vuoi aspettarti da un Gasparri, da un Giovanardi, da un Malan? Certo, faceva male, era comunque inaccettabile. Ma, ahinoi, prevedibile.
Il problema vero, quello che ferì al cuore la comunità lgbt fu la guerra senza frontiere alle famiglie arcobaleno portata avanti da alcuni parlamentari del Pd: i cosiddetti “cattodem”. Una guerra che, complice determinante il passo indietro del M5S sul “supercanguro”, portò allo stralcio delle stepchild adoption. Le legge sulle unioni civili vide la luce, ma a restare fuori dalle tutele furono i soggetti più deboli: i bambini.
Ciò nonostante, le associazioni lgbt sostennero la legge. Piuttosto che niente è meglio piuttosto, come si dice, con la promessa o forse solo la speranza che non sarebbe mai più successo e che le tutele dei figli sarebbero state il passo successivo.
Non avvenne.

Il bis in Emilia Romagna

Anzi, quello che è successo in questi mesi e in questi giorni in Emilia Romagna ha seguito lo stesso, identico copione. Per di più, con lo stesso identico mantra: la gestazione per altri e i padri gay. Sono questi i nemici numero uno. Non gli omofobi, chi discrimina, i fascisti, i razzisti, gli odiatori di professione. No. I padri gay.
La legge emilianoromagnola è infatti stata emendata, in mezzo a non poche polemiche, con un articolo che recita: “Fermo restando quanto previsto dall’articolo 12, comma 6, l. 40/2004, la Regione non concede contributi ad associazioni, anche se regolarmente iscritte nei registri previsti dalla normativa vigente, che nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità”. L’emendamento porta la firma di alcuni consiglieri del Pd.

Contro i padri gay

Ora, cosa c’entri la gpa, già vietata in Italia, con una legge regionale è un mistero politico e giuridico la cui unica spiegazione è il pregiudizio nei confronti dei padri gay. Perché vale la pena ricordare che in Italia, al momento, è vietata anche la fecondazione eterologa per le coppie di donne di cui però nessuno parla (a parte certe pseudofemministe che pensano di dover dire ad altre donne come devono o non devono diventare madri). E vale anche la pena ricordare che la gestazione per altri è una pratica a cui ricorrono per la maggior parte coppie etero. Ma chissà come mai, viene fuori solo quando si parla di famiglie arcobaleno. Le ragioni, a mio avviso, sono le stesse di tre anni fa e le scrissi qui, quindi non le ripeto. Quello che in tre anni si sperava fosse cambiato è il modo di gestire certe frange ultraconservatrici interne al Pd. Perché sperare che se ne liberasse del tutto rasenta l’utopia, dato che molti continuano ad essere in Parlamento.

Ostaggio dei cattodem

“Ancora una volta il maggior partito dell’arco progressista italiano, il Partito democratico, ha dimostrato di essere ostaggio di gruppi cattolici oltranzisti che utilizzano la Gpa come giustificazione delle loro posizioni omofobe e discriminatorie – scrive in una nota il presidente di Famiglie Arcobaleno Gianfranco Goretti -. Il riferimento alla legge 40 in questo provvedimento è un non senso giuridico. La sua unica ragione di essere è, come per l’esclusione dell’omogenitorialità nella legge Cirinnà, la volontà di mantenere una discriminazione ai danni di una parte delle persone Lgbtq+, proprio nel momento in cui si dichiara di volerle abolire”.

La legge dell’Emilia Romagna è stata approvata. Prima non c’era, ora c’è. E questo è un dato. Ma ad un prezzo altissimo. Un prezzo di dignità perché “va bene tutto, ma i padri gay no. Quelli ci fanno un po’ schifo”. E sinceramente, se ne poteva davvero fare a meno.

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