Lunga notte a presidio della legge regionale contro l’omo-transfobia, in Emilia Romagna. Il provvedimento, voluto dalla maggioranza in consiglio e targato Partito democratico, è stato molto osteggiato dalle destre che hanno presentato 1786 emendamenti. Una misura, per altro, di per sé controversa, visto che introduce una ferma condanna alla gestazione per altri – ribadendo la famigerata legge 40, in chiave antigay – e che ha generato diversi mal di pancia dentro la stessa comunità Lgbt. Nonostante ciò, alcuni attivisti e le attiviste stanno presidiando il consiglio regionale, portando viveri ai consiglieri della maggioranza.
«Arrivano le brioches. Agli evidenti traumi affettivi delle destre si aggiunge il fatto che per loro non arriva nemmeno un bicchiere d’acqua» scrive, ironico (ma non troppo), Vincenzo Branà sul suo profilo Facebook, postando una foto con due vassoi incartati. «I consiglieri e le consigliere regionali voteranno per giorni, con turni da 18 ore (seguiti da 6 ore di riposo). Da che ne abbiamo memoria non si è mai vista una cosa simile nella nostra regione» scrive, sempre sui social, Matteo Giorgi. «Vincenzo Branà e Sarah Serraiocco sono arrivati a portare generi di sostentamento per i consiglieri di maggioranza, tra cui, ovviamente i taralli al finocchio» scrive ancora, ironizzando.
Il livello del confronto in consiglio sembra essere piuttosto scadente, a leggere le testimonianze degli attivisti lì presenti. L’opposizione dovrà discutere i singoli emendamenti, votandoli uno alla volta. I rappresentanti delle destre, scrive Flavio Romani «nei 10 minuti a testa di cui hanno diritto, vomitano il peggio del peggio, odio e disprezzo verso le persone gay, lesbiche e trans, omofobia e transfobia a vagonate, nascosta malamente dietro discorsoni para-filosofici in cui viene spesso evocata quella immane menzogna che é la cosiddetta “teoria gender”». Andando avanti di questo passo, la votazione finale si prolungherà fino a domenica, quando la legge dovrebbe essere approvata.
Eppure, nonostante il sostegno, c’è molta amarezza tra le associazioni presenti in consiglio. Così Christian Leonardo Cristalli, di Gruppo Trans: «Dopo il primo passaggio in Commissione Parità e il giro di emendamenti approvati, come tante persone e associazioni bolognesi, e non solo, ho avuto forti perplessità e mosso critiche che per me persistono pesanti come macigni, che alla luce di un testo blindato, non si possono spostare». Eppure, la legge regionale viene comunque vista come «un piccolo mattoncino che possa quantomeno rappresentare un inizio». Nonostante ciò, persistono le criticità: «Ho criticato e criticherò sempre questo testo di legge per le modifiche subite». L’attivista sostiene infatti che «questo testo non è all’altezza della nostra #RegioneEmiliaRomagna. E quando avverrà non festeggerò come fossi a capodanno per la sua approvazione».
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