“Se avessi un figlio gay, lo butterei in una caldaia e gli darei fuoco”. Così Giovanni Di Paoli, consigliere della regione Liguria per la Lega Nord, aveva sentenziato lo scorso 10 febbraio incontrando le famiglie di omosessuali rappresentate dall’associazione Agedo. Ora, Di Paoli, dovrà rispondere di questa sua frase davanti ad un giudice. La procura di Genova ha infatti aperto un fascicolo a suo carico ipotizzando il reato di “diffamazione con l’aggravante dell’odio discriminatorio”. L’aggravante è quella dettata dalla legge Mancino per cui gli avvocati di Gay Lex, Cathy La Torre e Michele Giarratano, che hanno presentato l’esposto contro il consigliere, hanno chiesto l’estensione all’omofobia, non prevista dalla norma.
A raccontare i fatti, il mese scorso, era stato lo stesso presidente di Agedo Genova Giovanni Vianello che aveva partecipato all’incontro con il consigliere.
“In assenza di una normativa specifica a contrasto dei reati di omofobia – spiega Michele Giarratano – abbiamo richiesto l’applicazione estensiva della legge Mancino che è riservata a crimini di discriminazioni etniche, per nazionalità, razziali o religiose”.
“Questa frase – aveva dichiarato all’indomani dei fatti Aleksandra Matikj, presidente del Comitato per gli immigrati – è orribile e detta da un consigliere regionale è inaccettabile. De Paoli si sarebbe dovuto dimettere perché una persona che rappresenta le istituzioni non può dire cose del genere”.
Il consigliere aveva tentato di difendersi, smentendo la notizia e spiegando di avere detto il contrario. Ora, però, dovrà dimostrarlo al giudice.
AGGIORNAMENTO:
Raggiunto al telefono dall’Ansa, il consigliere ha dichiarato: “Non sono tranquillo, sono tranquillissimo. Adesso perÒ spengo il telefonino, per una settimana non devo parlare con i giornalisti”.
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