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Firenze bis: sì all’adozione anche per una seconda coppia gay

Il Tribunale per i minori di Firenze ha fatto il bis. Una seconda adozione di una coppia gay all’estero è stata infatti trascritta su decreto della corte fiorentina. Luca e il suo compagno (i nomi sono di fantasia) vivono a New York, non sono sposati, ma sono una coppia stabile dal 2011. Nel 2013 si sono rivolti ad un’agenzia per potere adottare un bambino. Ed è così che la piccola Laura è diventata figlia loro.

Ora, il Tribunale di Firenze ha deciso di trascrivere l’adozione anche in Italia: Laura avrà così la doppia cittadinanza e godrà in Italia degli stessi diritti di cui gode negli Usa. La sentenza è stata comunicata alla coppia ieri. “Siamo andati fuori a cena per festeggiare” ha raccontato Luca a Gaypost.it.
Ora Laura ha quasi tre anni ed è una bambina sana e felice.

La nuova sentenza di Firenze

Per prendere la sua decisione, come nella sentenza di cui abbiamo già parlato, i giudici si sono basati sulla sentenza della Cassazione dello scorso anno, quella che ha permesso la trascrizione del certificato di nascita di un bimbo, figlio di due mamme e nato in Spagna grazie alla fecondazione eterologa.
La questione della contrarietà all’ordine pubblico, scrivono i giudici di Firenze rifacendosi alla Cassazione “non costituisce principio costituzionale fondamentale idoneo a impedire l’ingresso in Italia dell’atto di nascita di un minore in ragione di una preclusione ontologica per le coppie formate da persone dello stesso sesso (unite da uno stabile legame affettivo) di accogliere, allevare e anche generare figli“.

Il Tribunale cita la Corte ricordando che “se l’unione tra persone dello stesso sesso è una formazione sociale ove la persona svolge la sua personalità e se quella dei componenti della coppia di diventare genitori e formare una famiglia costituisce espressione fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi delle persone, allora deve escludersi che esista a livello costituzionale un divieto per le coppie dello stesso sesso di accogliere e anche di generare figli”. Inoltre la Corte ha ricordato che il matrimonio non è più “elemento di discrimine nei rapporti tra coniugi e figli” perché i diritti e i doveri degli uni verso gli altri rimangono identici.

“Un’idea pluralistica di modelli familiari”

Secondo i giudici, la giurisprudenza prodotta finora su questa materia fa emergere “un quadro ben preciso nel quale trova conferma non solo una idea pluralistica di modelli familiari, ma anche una concezione funzionale della famiglia che guarda al rapporto prima che all’atto”.
Insomma, quello che pesa sono i rapporti “affettivi umani e solidali, la comunità materiale e spirituale” che “depongono a favore della rilevanza giuridica anche ai fini dell’adozione di qualunque modello familiare, ivi compreso quello omosessuale“, accertato che si tratti di un ambiente idoneo per un bambino.
Per queste ragioni, la richiesta di trascrivere l’adozione in Italia, inoltrata da Luca e dal suo compagno, non risulta contraria all’ordine pubblico.

Il principio è sempre quello del “superiore interesse del minore”. La conformità del provvedimento statunitense rispetto ai principi di ordine pubblico dello Stato italiano e la “piena realizzazione del superiore interesse del minore costituiscono i parametri di riconoscimento”.
Il tribunale ha anche ritenuto che “va salvaguardato il diritto della minore a conservare lo status di figlia riconosciutole da un atto validamente formatosi in un altro paese”.

Com’è avvenuta l’adozione di Laura

La maggior parte dei bambini che vengono adottati negli Usa, sono figli di coppie o di madri che rinunciano a loro alla nascita e scelgono loro stessi a chi fare adottare i piccoli. È stato così anche per Luca e il suo compagno.
“Laura è nata da una coppia giovanissima di studenti universitari – ha raccontato Luca a Gaypost.it -. Sono stati loro a sceglierci in base ad una sorta di libretto che l’agenzia ci ha chiesto di compilare per raccontare un po’ noi stessi”. “Il giorno in cui è nata – continua – siamo stati chiamati in ospedale ed è lì che abbiamo conosciuto la ragazza che l’ha messa al mondo e sua madre. Abbiamo chiacchierato un po’, ci siamo conosciuti. Loro avevano già visto il nostro libretto e così ci hanno scelti. Siamo ancora in contatto. Loro hanno diritto a vederla due volte l’anno, ma per ora hanno preferito di no: vogliono farsi la loro vita, ma si interessano a come sta e a come stiamo noi”.

La richiesta al Tribunale di Firenze

Laura, dunque ha il passaporto e la cittadinanza statunitense. Ma uno dei suoi papà è italiano e voleva che la loro famiglia fosse riconosciuta anche in Italia. “Viaggiamo spesso, veniamo in Italia una volta l’anno – ha raccontato Luca – e non volevo che potessero esserci problemi per noi e per nostra figlia perché l’adozione non era riconosciuta e perché siamo una coppia gay”. Finora non c’erano stati grossi problemi, durante i viaggi. “Ma hai sempre l’ansia che possa succedere qualcosa – continua -. Alle frontiere, ogni volta, passa molto tempo prima che possiamo passare. Lo stesso consolato italiano a New York ci ha consigliato di viaggiare sempre tutti insieme“.

Così Luca ha fatto richiesta di trascrizione al tribunale di Firenze, la sua città. “È stato tutto molto semplice, in realtà, anche se sono passati due anni dalla nostra richiesta – racconta -. Il cancelliere del Tribunale è stato sempre molto cortese: di tanto in tanto mi contattava per avere della documentazione. Hanno chiesto un rapporto dell’assistente sociale statunitense, hanno chiesto di capire come funzionano le adozioni nello stato di New York e altre cose ancora. Ma sempre con molta cordialità ed estrema disponibilità”.
Ora Laura è ufficialmente italo-americana, ha due papà anche per il nostro stato e può venire in Italia con entrambi i suoi papà o con uno solo dei due, senza che possano esserci problemi o incertezze.

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