Una cosa che mi sentirei di dire a quanti vanno in confusione di fronte a una famiglia arcobaleno, è la seguente: non esiste nessun diritto dei bambini di vivere con un padre e una madre. I bambini hanno diritto a vivere bene. Con un padre e una madre, con un genitore soltanto, con genitori dello stesso sesso, con più genitori o con chi ne fa le veci. Il resto del discorso ha la stessa utilità di un crocifisso appeso al muro: nessuna. Insomma, ditelo a Salvini e a Fontana.
La difesa della “famiglia tradizionalmente intesa” è un concetto che esiste (e a stento) solo negli spot del Mulino Bianco. Essa nasconde, nelle sue pratiche quotidiane, violenze e coercizioni che dimostrano, semmai, quanto quella tradizione vada rivista radicalmente. La sua difesa è solo un atto di disperazione che denuncia lo smarrimento di chi sta vedendo il proprio mondo (ideale) sgretolarsi sotto i colpi impietosi della realtà. E la realtà è che esistono famiglie felici e famiglie infelici. Ai fini ultimi della realizzazione del progetto familiare e del benessere dei/lle minori, non è importante il sesso dei genitori. Lo hanno capito – in ordine sparso – la scienza, la giurisprudenza e anche Hollywood. La Lega no.
Il mondo reale ci insegna, infatti, che per il benessere del bambino è fondamentale crescere in un ambiente funzionale. Tradotto, i genitori devono essere “buoni genitori”. Poi che questi si chiamino Andrea e Chiara, Sara e Daniela o Luigi e Antonio, poco importa. Lo dice la psicologia, con tanto di studi alla mano. È una roba che si sa da quarant’anni ad oggi, talmente trita e ritrita – e basta non vivere in una comunità hamish per rendersene conto con la pratica quotidiana – che Miranda Priestly (sì, quella de Il diavolo veste Prada) commenterebbe con “avanguardia pura”.
E poi c’è la legge. A spiegarcelo, in un suo post su Facebook, c’è Angelo Schillaci. Egli ci ricorda sostanzialmente due cose: in primis, quando il governo parla di circolari e di stop ai riconoscimenti, mente. A poter decidere, in merito, è solo il giudice. In secondo luogo, c’è già una giurisprudenza che riconosce i genitori dello stesso sesso, a prescindere da come questi abbiano avuto i figli – Gpa compresa, dunque – e che ha come faro ultimo il benessere del minore. In tale concetto rientra anche l’eventualità di poter vivere con due padri o due madri. Il resto ha lo stesso valore scientifico del Levitico. O di un articolo su un quotidiano sovranista a vostra scelta.
Insomma, sarebbe il caso di abbandonare questo clima di campagna elettorale permanente, in cui evidentemente qualcuno eccelle (e con cui magari vince anche le elezioni) ma che serve poco a governare bene una nazione. Eviterei, parimenti, di arrischiarmi in affermazioni su realtà che evidentemente si conoscono poco – alludo alla legge in vigore – e attraverso la lente dei libri sacri o di eventuali fake news in certa stampa di estrema destra. Strumenti che forse possono solleticare i nostri più barbari appetiti politici, ma non sono adatti a decodificare la realtà per quello che è.
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