Il coming out di Gabriel Garko per molte persone è solo l’ufficializzazione di ciò che già si sapeva. Lui stesso, per altro, ha parlato di segreto di Pulcinella. E se vogliamo, la sua storia non è per altro poi così originale: un personaggio dello spettacolo, un uomo bellissimo, idolo di ragazzine e donne di tutte le età – ma non solo donne – costretto a fingersi eterosessuale per poi gettare la maschera, sul più bello. Dove “il più bello” non è il tempo interiore di chi si aspettava questa rivelazione, bensì il tempo opportuno per chi quel disvelarsi lo ha vissuto. In tutta la sua umanità.
Ricostruiamo un attimo la vicenda. Come riporta Repubblica.it, Gabriel Garko aveva preannunciato sul suo profilo Instagram l’arrivo di una novità: «Sono sicuro che sentirete delle cose che non vorreste sentire… Sono sicuro che molta gente giudicherà… Sono sicuro che tante persone non capiranno…. E sono sicuro che per me sarà dura, molto dura… Ma l’unica cosa che posso promettervi e che da me avrete solo la verità…» con cuoricini al seguito. Quindi, la lettera alla sua ex fidanzata Adua Del Vesco in diretta tv.
«Noi due insieme abbiamo vissuto una bellissima favola, bella ma una favola» queste le parole di Gabriel Garko. Che continua: «Nelle favole c’è chi le scrive e chi le interpreta e non so chi si diverte di più. Tu ti sei divertita? Neanche io. […] Ti ricordi quando a Sanremo ti ho detto che volevo fare di testa mia, lì ho iniziato a vivere, ho detto la mia vera età, ho ritrovato il bambino dentro di me. Da allora non sono più riuscito a indossare una maschera. Qui avete avuto una sirena, la sirena canta, ti ammalia e poi non ti lascia respirare più. Il mio bambino mi ha tolto la catena, lascia che anche la tua bambina la tolga a te».
«Abbiamo vissuto una bella favola e la vivrei mille volte» ha continuato l’attore, «ma era una favola. Ora però vorrei vivere la mia vita. Con te come amica, come è sempre stato. Esiste un’altra favola che ho vissuto da solo e che tanti chiamano il segreto di pulcinella. Il problema non è svelare il segreto perché ormai è il segreto di pulcinella. Ma vorrei avere la possibilità di svelare perché è stato un segreto. E ti dico l’ultima cosa. La verità scavalcherà ogni segnale di omertà».
Parole interpretate come un coming out. Forse perché non c’era nemmeno bisogno di pronunciare la fatidica parola. Forse, come dice qualcuno sui social, c’era bisogno di un po’ di coraggio in più. E chissà, forse arriverà pure quello. Di una cosa però non c’è bisogno: il giudizio di chi, comodamente seduto a casa sua, sente il bisogno di giudicare, sputare sentenze e – con esse – il veleno della mancanza di empatia e di umanità. Perché, appunto, non siamo i depositari della vita degli altri e delle loro scelte.
Penso alle parole fuori luogo di Selvaggia Lucarelli, che da brava eterosessuale che mai ha dovuto porre in essere il suo orientamento, su TPI ci spiega in che modo fare coming out. Penso, ancora, alle parole di qualche attivista stizzito che ci ricorda che i tempi del proprio “venir fuori” si perdono nella notte dei tempi. Come se arrivare prima ad una maturazione interiore sia una gara che si vince sul tempo e non un processo che varia, da persona a persona, da esperienza ad esperienza. Allora, siccome non mi interessa la polemica ma mi piacerebbe porre il fatto in sé sotto la giusta luce, cederò la parola a chi – a mio giudizio – ha detto cose sensate su questa vicenda.
«Il coming out di una persona celebre ha sempre il pregio di rassicurare una comunità che ha paura, riesce a porsi come baluardo verso chi ha nei confronti delle persone lgbt spesso un comportamento violento sia verbale che fisico» ci ricorda Simone Alliva, sul suo profilo Facebook. «Qualcuno storce il naso perché non Garko non ha mai nominato la parola “gay”, “omosessuale”, mi sembra una critica fuori. Fuori dal tempo e deviante». E ancora: «Per quelli che: “poteva farlo prima”. Dire di sé, della propria intimità affettiva è un atto politico di grande valore e come tale va scelto. Il coming out non è un obbligo. Garko ha scelto questo tempo. Una persona che è sempre stata a favore della comunità, mai contro. Diciamo solo grazie e benvenuto. Con un sorriso».
«Ricordo a tutti quelli che dicono “già si sapeva che Garko era gay” che non esiste solo la nostra bolla social e il nostro ambiente» ammonisce Carmelo Mono Pappalardo, dei Karma B, sempre sui social. «Ci sono milioni di italiani per cui lui era uno sciupafemmine, e quindi questo coming out è molto più significativo e utile per educare loro che per noi (che giustamente non siamo affatto sorpresi). Che poi sia stato fatto con lo stesso pathos di una puntata de Il bello delle donne è ancora più indicativo del target che doveva colpire».
Credo che non ci sia molto altro da aggiungere.
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