La Giornata della Memoria ci pone di fronte un fantasma antico: fantasma che, purtroppo per tutti e tutte noi, non si limita solo alla pagina tragica e disumana del nazismo e della sua politica efferata contro ebrei, rom, sinti e altre categorie barbaramente uccise nei campi di sterminio. Ci pone di fronte al nostro rapporto con l’intolleranza, con quel germe potenzialmente presente in ognuno e ognuna di noi che può germogliare in discriminazione e violenza. Ed il libro di Heinz Heger, Gli uomini con il triangolo rosa (Sonda Edizioni, 2019) racconta esattamente questo: la storia di una quotidianità che scivola inesorabilmente verso l’inferno, perché tutto attorno alla vita del protagonista si muove affinché ciò avvenga.
Testimonianza scritta sotto forma di romanzo, Gli uomini con il triangolo rosa racconta l’abbandono della vita di tutti i giorni, la perdita degli affetti, il processo di disumanizzazione, l’allontanamento dalla propria casa, l’arrivo ai campi. E lì, le torture, le umiliazioni, tutti gli orrori subiti e la capacità di andare oltre, non solo come essere umano una volta finito l’incubo: ma anche come sopravvissuto. Ed Heinz Heger – pseudonimo dietro cui si celano sia Josef Kohout, omosessuale sopravvissuto ai lager, e Hans Neumann, l’amico che ha raccolto la sua testimonianza insieme a quella di altri prigionieri scampati alla morte – lo fa con la potenza di una narrazione semplice e, allo stesso tempo evocativa.
Una narrazione che non fa sconti, dunque, che ti fa guardare in faccia l’orrore per quello che è. Orrore che non è solo violenza agita, ma anche tentativo di dimenticarla per la vergogna di dover dare un nome a tutte le vittime coinvolte dalla follia nazista: gli omosessuali – uomini e donne, sebbene queste ultime venissero identificate come “asociali” e marchiate con il triangolo nero – che sono arrivati ai cancelli di Dachau, Auschwitz e altre centrali della morte dopo millenni di pregiudizio e di odio sociale. Lo stesso, si diceva, che può albergare in noi al cospetto di qualsiasi minoranza.
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