Non si placano le polemiche per le frasi sulle persone transgender pronunciate da Beppe Grillo nello spettacolo attualmente visibile su Netflix. Frasi che, tra l’altro, il comico genovese fondatore del M5S ha copiato dallo show di un altro comico. Stiamo parlando dello statunitense Anthony Jeselnik che in una sua stand up comedy del 2015 prese di mira il politically correct definendo “gendarmi dello scherzo” coloro che si offendono per l’ironia. “Ad esempio, non poi scherzare sulle persone transgender – disse sul palco -: argomento troppo sensibile. Non puoi più chiamarle ‘ragazze con l’uccello’. No. Devi chiamarle ‘uomini che parlano troppo’“. Nonostante la sua definizione di “gendarmi dello scherzo”, negli Usa Jeselnik è stato più volte criticato anche da quotidiani come il New York Times. Anche lo show di Jeselnik è disponibile su Netflix.
Inutile sottolineare che il comico statunitense, diversamente da quello genovese, non ha fondato e non è garante di alcun movimento politico che aspiri a governare il suo paese. Al netto della scarsa originalità di Grillo, comunque, in rete continuano le polemiche.
Il circolo Arcigay di Brescia si è rivolto direttamente a Netflix. “Questo linguaggio fa ribrezzo. Ed è il linguaggio che cerchiamo di combattere tutti i giorni – si legge sulla pagina Facebook e sul profilo Twitter dell’associazione -. A tutta la comunità #transgender il nostro abbraccio. Siamo con voi, sempre. Perché tutti meritiamo #rispetto, a partire dalle parole che, spesso, fanno più male di qualsiasi altra cosa. Vero Netflix?!?!“. Mentre scriviamo, il tweet in questione è stato condiviso più di trenta volte.
Il tentativo è quello di smarcare il M5S dalle parole del suo leader e garante. Tant’è che più avanti si legge: “Il Movimento5Stelle si sta impegnando sia a livello locale che nazionale per promuovere azioni concrete in merito ad esempio ai temi del percorso di riassegnazione di genere (riforma LN 167/82), del contrasto all’omo-lesbo-transfobia, dell’affettività nelle scuole e in generale dell’affermazione delle pari opportunità per tutti e tutte”.
Questa, però, non è la prima volta che Grillo “scivola” su offese alle persone LGBT. Dal “busone” detto a Vendola dal palco di un comizio a Bologna, all’allusione all’omosessualità come infamia riferita a Di Maio a Nettuno, fino alle battute dello spettacolo Grillo vs. Grillo, l’elenco è lungo e, come abbiamo già detto nel nostro articolo precedente, non c’è confine tra il garante del M5S e il comico che, del resto, ha usato le sue abilità da palcoscenico per arringare le folle da cui è nato il suo movimento. Forse, più che semplici inviti alla consapevolezza, servirebbero prese di posizioni nette e determinate, nei confronti di Grillo, e da componenti più ampie del M5S, perché non si corra il rischio che gli elettori pensino che quello è il pensiero del movimento su certi temi.
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