Da ieri, Roberto Gualtieri è ufficialmente il sindaco di Roma. E, salvo sorprese (la vicenda Marino non è mai stata dimenticata) lo resterà almeno fino al 2026. Nel 2025 ci sarà il Giubileo e avrebbe dovuto esserci anche il World Pride. Avrebbe dovuto, perché non ci sarà.
La candidatura di Roma alla parata dell’orgoglio lgbtqia+ mondiale era stata annunciata nel 2017, quando il Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli aveva formalizzato la candidatura. La notizia aveva suscitato moltissimo entusiasmo, per diverse ragioni. La prima sta nell’evento in sé: il World Pride richiama associazioni, realtà e persone lgbtqia+ e non solo da tutto il mondo.
La seconda è che sarebbe stato un anniversario non da poco. Il primo World Pride della storia, infatti, si è tenuto proprio a Roma nel 2000. Anche quell’anno c’era il Giubileo e non fu affatto semplice la parata e tutti gli eventi che l’accompagnano proprio mentre Roma viveva il suo anno Santo. Le due anime della Capitale, quella cattolica e cristiana e quella laica progressista, si scontrarono per mesi. Si consumò una guerra politica: il Vaticano chiese espressamente che la parata fosse vietata. L’allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli ritirò il patrocinio promesso. Il Vaticano tirò in causa anche il Governo e il suo capo, Giuliano Amato che definì la manifestazione “inopportuna”. Amato dovette arrendersi: “Purtroppo dobbiamo adattarci a una situazione nella quale vi è una Costituzione che ci impone vincoli e costituisce diritti”, dichiarò.
Alla fine il World Pride si tenne e fu un successo: a Roma arrivarono dalle 300 alle 500 mila persone. Gli organizzatori azzardarono il milione. Alla parata partecipò anche Sylvia Rivera, veterana di Stonewall.
Un altro World Pride, a 25 anni di distanza, e di nuovo nell’anno del Giubileo avrebbe avuto un valore simbolico enorme. E sarebbe stato anche un test: com’è cambiata Roma (e l’Italia) in questi 25 anni? Come avrebbero reagito il governo, il Vaticano e il Campidoglio?
Purtroppo, però, nel 2025 non ci sarà alcun World Pride a Roma. Forse se ne riparla nel 2027. Gaypost.it ha cercato di capire cosa fosse successo. “Due anni di dramma di Covid ci hanno impedito di presentare la domanda definitiva per il 2025 – ci ha spiegato una fonte interna al direttivo del Mieli, ora dimissionario -. Nessuno, quando si è presentata la candidatura, immaginava niente di tutto questo. E’ un peccato. Non è stata una decisione politica, ma spesso la realtà si mette in mezzo a quello che vorremo fare”.
Al Campidoglio, ora lo sappiamo con certezza, nel 2025 siederà Roberto Gualtieri. In attesa di vederlo alla prova dei fatti, dobbiamo prendere atto del fatto che Gualtieri è stato l’unico candidato ad avere incontrato la comunità lgbtqi+ e ad avere preso impegni precisi (ne abbiamo parlato qui e lui stesso ne ha ribaditi alcuni pubblicamente). Calenda si era limitato a fare una dichiarazione sulle famiglie, affidata alle agenzie ma mai diffusa sui suoi canali. Michetti sta, probabilmente, ancora pensando ai suoi 19 amici spagnoli che non hanno pagato il biglietto dell’autobus per una settimana. Virginia Raggi non ha mai incontrato le associazioni neanche da sindaca, figuriamoci da candidata.
Insomma, è lecito pensare che Gualtieri avrebbe agevolato l’organizzazione di un evento del genere. A dirlo è stato lui stesso alle associazioni che ha incontrato, ma parlando del 2027. In quell’occasione, l’allora candidato del centrosinistra e ora sindaco disse che si può ragionare della “prospettiva di «una candidatura di Roma ospitare il World Pride 2027».”
“Il lavoro fatto non andrà sprecato – ha proseguito la nostra fonte -: Gualtieri può essere la persona giusta per costruire un buon lavoro su questo”.
Nel 2027 il mandato, intanto, il mandato di Gualtieri sarà scaduto ed è impossibile oggi fare previsioni su cosa succederà dopo. L’unica cosa che sappiamo con certezza è che il World Pride del 2025 a Roma è un’occasione persa. Peccato davvero.
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