Politica&diritti

Sindaco Gualtieri, che fine ha fatto l’ufficio lgbtqia+ di Roma?

Lo aveva promesso in campagna elettorale, Gualtieri, incontrando le associazioni lgbtqia+: Roma, con lui sindaco, avrebbe avuto un ufficio dedicato al dialogo con la comunità arcobaleno locale. Un passo avanti non indifferente dopo 5 anni in cui la sindaca Raggi ha, sostanzialmente, ignorato qualsiasi richiesta perfino di confronto con le associazioni. Per dirla con le parole di Alessia Crocini , presidente di Famiglie Arcobaleno, “un segno tangibile di cambiamento”. Perché a parte un “buona vita” dal palco del Gay Croisette, il giorno dopo il Pride del 2017, di Raggi non si ricorda altro. O meglio, si ricorda il silenzio assordante alle richieste delle famiglie arcobaleno, le assenze ai pride e altre amenità. “Un immobilismo che è parso vera e propria ostilità, al di là delle dichiarazioni di facciata di Raggi a ogni aggressione” secondo Milo Serraglia, attivista lgbtqia+ presente all’incontro con Gualtieri.

L’incontro tra Gualtieri e le associazioni

Quando Gualtieri, dunque, incontra le associazioni e parla di “incontro bellissimo” e di “costruire insieme un’agenda di lavoro e un calendario delle priorità da realizzare” il movimento romano prova a fidarsi. E lo appoggia. Senza deleghe in bianco, chiaro. Ma con la speranza di chiudere con un passato davvero buio e di istaurare, almeno, un dialogo con le istituzioni cittadine. Insomma, “la notizia che Gualtieri avesse inserito nel suo programma elettorale un Ufficio Diritti LGBT+ è stata per Famiglie Arcobaleno (e non solo, ndr) una ventata di aria fresca” per citare ancora Crocini.

Gualtieri è stato eletto il 18 ottobre scorso, battendo il candidato del centrodestra Michetti (mai stato un’alternativa pensabile per la comunità lgbtqia romana, a dire il vero). Un sospiro di sollievo, per certi versi, perfino un buon auspicio per il World Pride del 2025, poi naufragato per altre ragioni.
Invece, da allora, sull’ufficio dedicato alle questioni lgbtqia è calato il silenzio. Di nomine Gualtieri ne ha già fatte parecchie, anche suscitando polemiche nelle quali, però, non intendiamo addentrarci. Dell’ufficio dei diritti, che è stato approvato, va detto, con una delibera di giunta come parte della macrostruttura di Roma Capitale, però, non c’è traccia.

Finora, solo rumor

A parte alcuni rumor circolati prima di Natale e mai concretizzatisi, buoni per fare infuriare i soliti detrattori. Per carità, lo sappiamo che “ci sono (sempre) altre priorità” e che lo sfascio di Roma necessita interventi urgenti (dei quali qualcuno dovrà pure occuparsi!) in tanti settori. E sappiamo anche che c’è una pandemia in corso, come se lo sappiamo.
Ma il tempo passa inesorabile e, come si dice, i diritti delle persone non possono aspettare. Non sono meno priorità della monnezza o dei trasporti. “E’ importantissimo che il sindaco Gualtieri mantenga al più presto la promessa fatta alle associazioni di avere un Ufficio Lgbtqia+ del Comune di Roma – ricorda il presidente del Circolo Mario Mieli di Roma, Mario Colamarino -. Roma ha bisogno di cambiare rotta sul fronte dei diritti e dell’inclusione. La creazione di questo ufficio è un prima passo di un cammino che va compiuto tutti e tutte insieme”.

“Creare l’ufficio sulla carta non basta”


“A tre mesi dalle elezioni, ci sentiamo delus* e abbandonat* – incalza ancora Crocini -. Ci sembra chiaro che non sia sufficiente creare sulla carta un ufficio se questo non sarà affidato, in tempi brevissimi, a una persona realmente competente sui nostri temi”.

Non vogliono arrendersi, però, le associazioni. Forse, le lungaggini sono “dovute a mere questioni organizzative e non frutto di pressioni politiche” ipotizza la presidente di Famiglie Arcobaleno. “Credo che il sindaco Gualtieri possa fare la differenza a Roma anche per noi – dice ancora convintamente -. Così come accaduto in passato con Ignazio Marino che ha saputo mettere in campo una politica per la comunità LGBTQI+ da prendere a modello”.

“Abbiamo fatto richieste precise, circostanziate – incalza Serraglia – e che possiamo riassumere con “molto più di Zan”. Perché una legge contro i crimini di odio a sfondo LGBTQIA+ non può bastare : servono azioni concrete sui territori. E non può bastare l’annuncio elettorale sull’ufficio diritti. Così come non può bastare di aver deliberato di farlo, perché ad oggi, di fatto, non c’è nulla se non l’amarezza per questo immobilismo e questa ambiguità”.

Uscire dall’ambiguità

Di quale ambiguità parla Milo Serraglia? Il riferimento è alla corona di fiori che il Comune ha fatto pervenire per l’annuale commemorazione di Acca Larentia, storicamente momento di ritrovo dell’estrema destra romana, con tanto di saluti fascisti e iconografia conseguente. “Non si possono mandare fiori ai fascisti il venerdì e ricevere “Libere di abortire” il lunedì per parlare dello scandalo cimitero dei feti – sottolinea l’attivista -. Da quelle sedi, da quei politici di destra partono l’odio e la violenza contro di noi, da quelle persone arrivano da sempre botte e insulti alla nostra comunità, gli attacchi ai diritti incluso quello all’aborto”. E come si esce dall’ambiguità? “Gualtieri deve conferire al più presto l’incarico di guida dell’ufficio lgbtqia+” dice Serraglia.
E le associazioni hanno anche già in mente chi deve guidarlo: il profilo è fatto, a volerle ascoltare anche se è finita la campagna elettorale.
Almeno per cominciare.

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