Cinema horror e comunità Lgbt: fino ad oggi, un incontro raro. Se non proprio casuale, se si pensa a “incidenti” come quello di Babadook, il personaggio protagonista del film di Jennifer Kent, trasformatosi attraverso i social in icona gay suo malgrado, dopo un errore di inserimento nelle categorie della piattaforma Netflix. C’è però un’intenzione di invertire la tendenza, di cui si fanno portavoce soprattutto le realtà indipendenti, convinte che l’incontro fra l’atmosfera queer e l’horror porti in sé potenzialità interessati.
E, soprattutto, c’è voglia anche in Italia di addentrarsi in un terreno che, per i cineasti nostrani, è pressoché inesplorato. È questa voglia di sperimentazone e novità che ha spinto Cinebaloss a produrre il cortometraggio Charlie – C’è qualcuno lì dentro. La trama è la seguente: mentre il mondo viene spazzato via da una apocalisse zombie, Antonio è mosso dalla forza dell’amore verso il padre e verso l’uomo che ama. Vuole salvarli, a prezzo di saper compiere scelte difficili.Le riprese sono finite da pochi giorni, e il film vedrà la luce all’inizio del 2019.
Diretto da Paolo Casarolli, è un progetto che – spiega a Gaypost.it il protagonista, Giuseppe Paternò Raddusa – lavora da un lato a mettere in discussione i confini del genere e dall’altro a sfruttare le caratteristiche del dramma classico. La scelta di sceneggiatura, anch’essa firmata da Casarolli, ha un messaggio chiaro da lanciare, spiega ancora l’attore. L’obbiettivo infatti è «mostrare come la quotidianità di una coppia non sia soltanto legata a relazioni etero, ma anche gay. E la quotidianità, in questo caso, prevede l’invasione zombie: ordinario e stra-ordinario, quando ti investono, non coinvolgono solo le coppie etero».
E continua, Paternò Raddusa: «Non c’è un distinguo» tra l’essere coppia etero e coppia di persone formate dallo stesso sesso «se non nella percezione culturale, ed è soprattutto un problema di pigrizia; stancamente uno ficca dentro un uomo e una donna, e finisce lì». Ma non è questo il caso, come ci spiega ancora l’attore: «Qui non abbiamo voluto trattare la coppia gay come fosse una specie protetta, ma come un nido di emozioni che sono positive e negative, definitivamente “normali”».
Paternò Raddusa, che ritrova il regista che lo aveva diretto nella serie web L’apprendista umano, dà corpo ad Antonio. E lo descrive come «un ragazzo che vorrebbe avere il controllo su tutto: suo padre, la sua vita, il suo compagno. Questo lo porta a essere possessivo, geloso e impulsivo; non lo fa con cattiveria, ma tende spesso a sopraffare l’altro pur di mantenere saldo il suo universo. Non è cattivo, è solo molto innamorato del fidanzato e deciso a tutti i costi a salvare il padre da un’apocalisse che destabilizza la sua routine». Il giovane siciliano sarà affiancato da Simone Dumdam e Gianfranco Manenti, in un progetto in cui riconosce «un po’ Fassbinder, un po’ John Landis».
Un film a cui si è voluto imprimere un’atmosfera quasi teatrale, concentrando l’azione in pochi spazi, quasi fosse un palcoscenico. Uno strumento che, fa notare l’attore, accentua la percezione claustrofobica che il regista intende imprimere e su cui incardina l’elemento orrorifico del suo film. L’interprete riconosce però in questo uso dello spazio scenico anche un’occasione preziosa per sé ed i colleghi. Gli ha concesso infatti di mettersi in gioco e rendere nel modo migliore i personaggi. Infatti, spiega, «ha permesso a noi attori di avvicinarci e sviscerare le ansie e le preoccupazioni dei personaggi come se fosse uno spettacolo di danza, ricco di movimenti che regolano le parole, e viceversa, senza interromperci». Una quantità di elementi che sembrano fare di Charlie un progetto davvero interessante: non resta che aspettare il nuovo anno e la prova dello schermo.
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