Amministrative 2016? Il caso delle recenti elezioni primarie ha sancito, forse definitivamente, la crisi profonda del Pd. Un partito che, con ogni evidenza, non solo sta perdendo sempre di più la propria identità politica, ma che non riesce (più) a far breccia nel cuore dell’elettorato, per quanto riguarda la partecipazione attiva di militanti e simpatizzanti.
E i risultati si vedono: domenica scorsa, invece di votare in massa il candidato di un soggetto politico che, nella narrazione della sua classe dirigente, starebbe salvando i destini del paese, la gente ha preferito disertare l’appuntamento ai gazebo. Trend già in atto da diverso tempo, come ha dimostrato il caso di Milano e come conferma quello romano. Napoli, poi, non si smentisce già come in passato, con i consueti veleni.
In questo quadro, e in vista delle prossime amministrative, diventa davvero difficile per l’elettorato Lgbt – o almeno, per quello più critico e consapevole – porre la crocetta su un candidato affidabile. I candidati renziani per le città di Milano e Roma quale credibilità possono avere, al netto dei programmi, rispetto alle legittime richieste della gay community quando i partiti che li hanno prescelti hanno mostrato un atteggiamento ondivago e contraddittorio nelle ultime settimane? D’altronde, le altre scelte sono irricevibili. Nessuna credibilità
Se fossimo un paese a democrazia compiuta, avremmo un sistema che permette una scelta tra partiti antisistema più credibili dei nostri (come Podemos in Spagna) o una valida alternativa di sinistra che non affidi certi temi a chi, come Fassina, si accoda alle sirene contrarie all’”utero in affitto”. E invece c’è molta solitudine dentro le file del voto arcobaleno, obbligato a scegliere tra rappresentanze simboliche, populismi di varia natura, inconcludenza e la peggiore destra europea travestita con gli abiti più presentabili di certo riformismo europeo.
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