L’autunno è ormai arrivato e per chi ama stare al caldo, sotto una coperta mentre fuori piove e magari con una bella tisana e un libro in mano è la stagione ideale. E allora, come ormai d’abitudine, vi regaliamo 3 libri da tenere sul comodino o accanto al divano, pronti per essere divorati. Insieme alla torta di mele con cui potrete accompagnare i vostri pomeriggi e i vostri week end in pieno relax. E allora andiamo.
Il primo dei 3 libri che vi consigliamo è di un’autrice femminista, Cristina Obber. Il suo E io qui, nuda, pubblicato con Settenove, racconta la storia di Stella, «una ragazza ribelle e anticonformista» come si legge nella scheda dell’editore, che «ascolta solo musica punk e si sente indistruttibile. Non sorride mai. Non vuole un ragazzo fisso e l’incontro con Jacopo la trova resistente. Ma l’amore vince». Ed è questa la cifra esistenziale del romanzo di Obber. Esporsi a quella che viene vista come “fragilità” per entrare in contatto con quella del corpo.
«Quando Stella sembra lasciarsi travolgere dalla felicità, una malattia rischia di farla precipitare nel buio. Stella cerca di rinchiudersi, vuole soltanto stare sola. Ma non è sola. Accanto a lei c’è una nonna amorevole che sa capirla e l’aiuta a non lasciare l’università. Accanto a lei c’è Jacopo, che la ama e la desidera al di là di tutti i pregiudizi. E poi ci sono Carolina, la sua amica del cuore, e il gruppo…».
Obber riesce a toccare, con una narrazione delicata ma densa al tempo stesso, il complesso intreccio delle relazioni umane, le nostre debolezze, l’esposizione del nostro io con la parte più vera di noi. Soprattutto quando è costretto a confrontarsi con il male di vivere, che non è solo una conseguenza della malattia. Ma è, appunto, entrare in contatto con il senso della propria labilità. E l’antidoto è, appunto, il vivere per e con l’alterità. Un romanzo di formazione di trasformazione, insomma. Da non perdere.
Viviamo in una dimensione che è determinata, prima da ogni altra cosa, dalle narrazioni. Il modo che abbiamo di raccontare la realtà, attraverso le parole che scegliamo e attraverso gli artifici retorici che mettiamo in campo, ha il potere di incidere sulla realtà stessa. Orientandola, modificandola addirittura. O determinandola. Il linguaggio è poietico, d’altronde. E l’analisi delle parole, il loro senso profondo e l’impatto politico sul qui e ora in cui siamo viviamo – che poi stiamo parlando anche di uno spazio-tempo “narrativo” – è al centro dell’opera di Fabrizio Acanfora, In altre parole, edito da Effequ.
«Curare il linguaggio» si legge sulla scheda editoriale dell’opera, «è fondamentale, perché è attraverso le parole che costruiamo la realtà intorno a noi e diamo forma al nostro mondo interiore». Vero e proprio «dizionario emotivo», il libro di Acanfora ha uno scopo precipuo, che «non è infatti spiegare il significato letterale di alcuni termini, ma di mostrare le conseguenze che il linguaggio ha sulla visione della diversità».
E ancora: «Termini come esclusione o uguaglianza, vocaboli come desiderio, aspirazione o autodeterminazione, sono comuni a tutti gli esseri umani e particolarmente importanti per chi fa parte di una qualsiasi minoranza. Partendo dalla neurodiversità, di cui l’autore, autistico, è profondo conoscitore e divulgatore, si esplorano le parole che costellano tutte le altre forme di diversità: culturali, religiose, sessuali e di genere, legate alla differente funzionalità fisica». Un saggio, In altre parole, che ci mette in contatto con la diversità e ce la racconta. Per ciò che è e che può davvero essere, lontano da sguardi stereotipati e da termini impropri per rappresentarla. Consigliato.
Non siamo fatti solo di emozioni e parole. Ma emozioni e parole abitano corpi fisici. E il problema del rapporto tra psiche, politica e corpi è quanto mai attuale, nel mondo contemporaneo. E questa triangolazione è proprio al centro del libro di Diana J. Torres, Pornoterrorismo, pubblicato con D Editore. Si tratta, come apprendiamo dalla scheda di presentazione della casa editrice, di «un libro senza concessioni: una critica spietata dell’ipocrisia, una negazione radicale della censura e dell’autocensura, un grido per il diritto di ognuno a godere del proprio corpo e della propria sessualità, una denuncia al conformismo e, soprattutto, un’apologia estrema della libertà».
È, in primo luogo, una critica alle convenzioni che ingabbiano la nostra libertà e, con essa, l’agito sul corporeo. Si tratta, appunto, delle «catene del conformismo, dell’eteronormatività, del patriarcato, della religione, dell’etichetta» alle quali non riusciamo a rinunciare e che «soffocano non solo chi non riesce a trovare posto in una società regolata da rigide norme, ma anche i “bravi cittadini”». Il problema, come sempre, tocca una minoranza, ma investe chiunque. Ed è per questo motivo che Pornoterrorismo è un’opera che si rivolge alla società tutta.
Un’opera che è un sapiente mélange tra biografia e riflessione filosofica. «Le esperienze narrate in prima persona e un’intuizione ideologica fuori dal comune fanno di queste pagine un documento unico». Documento che, attraverso la penna arguta e geniale di Diana J. Torres «ci offre forse la più profonda riflessione sul rapporto tra sesso, morale e politica». Da avere assolutamente, nel proprio scaffale.
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