Il prossimo anno in Irlanda si terrà un referendum sull’Ottavo emendamento, cioè quello introdotto nella Costituzione che vieta l’aborto. L’unica eccezione prevista è stata codificata in una legge del 2013 secondo cui una donna può interrompere la gravidanza solo nel caso in cui portarla avanti rappresenti un grave rischio per la sua vita, incluso il rischio di suicidio. In realtà, molto dipende anche dalla tenuta del governo guidato da Varadkar che non gode di molta stabilità.
Le legge, però, stabilisce un iter complicato e lungo perché si stabilisca che la donna è davvero a rischio suicidio. Il compito è affidato ad una commissione di tre medici, che ascolta la donna e valuta il caso. Un metodo definito “paternalistico” dalle femministe irlandesi.
Non è un caso, infatti, che le irlandesi che vogliono interrompere la gravidanza vadano a farlo nella vicina Inghilterra, facilmente raggiungibile e più libertaria, da questo punto di vista. In questo modo, tra l’altro, evitano il rischio di essere condannate fino a 14 anni di prigione, come stabilisce la legge del loro paese in caso di aborto.
Ora, però, tutta la legislazione sull’aborto in Irlanda è stata messa in discussione. Grazie alle pressioni dei movimenti femministi e pro-choice irlandesi, lo scorso anno il Governo ha nominato un’assemblea di 100 cittadini e cittadine a cui è stato chiesto di discutere il tema e fornire delle raccomandazioni al Parlamento e al Governo. Le raccomandazioni sono state, poi, prese in carico da una commissione parlamentare composta da membri delle due camere. Ora, anche l’esame della commissione è terminato.
Con 14 voti a favore e sei contrari, i parlamentari hanno stabilito che l’Ottavo emendamento va abolito. Una decisione che si spinge oltre le raccomandazioni dell’assemblea di elettori che aveva detto, semplicemente, che andava cambiato o sostituito. Un’altra decisione della commissione è ce l’aborto deve essere permesso, senza restrizioni, entro le prime 12 settimane di gestazione, in linea con quanto indicato dall’assemblea popolare, e che sia permesso in caso di malformazione letale del feto (e non, invece, nel caso in cui la malformazione non sia ritenuta un rischio per la vita del feto). Per la commissione, infine, l’interruzione di gravidanza non deve essere consentita per problemi socio-economici.
Il referendum si terrà il prossimo anno, poche settimane prima della visita del papa a Dublino. Proprio come nel caso del matrimonio egualitario, introdotto con referendum nel 2015, per il sistema irlandese il voto popolare è necessario trattandosi di materia disciplinata dalla Costituzione.
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