Jahed Choundhury ha 24 anni, è un ragazzo gay che vive in Inghilterra ed è musulmano. In passato ha tentato il suicidio perché la sua omosessualità era condannata all’interno della sua comunità di riferimento. Venne mandato in pellegrinaggio religioso perché così pensavano che avrebbe “corretto” il suo orientamento sessuale. Cosa che non è avvenuta, naturalmente. Dopo una vita di vessazioni, di bullismo e di angherie a 19 anni incontra Sean Rogan, che lo vede piangere su una panchina. I due si conoscono, si innamorano e ora si sono sposati.
“Sto mostrando alle persone che non mi interessa – ha spiegato il ragazzo secondo quanto riporta il Telegraph -. La mia famiglia pensa sia una malattia che si possa curare, qualcuno che sia solo una fase. Voglio dire a tutti coloro che passano quello che ho passato io che va tutto bene: stiamo mostrando al mondo intero che si può essere gay e musulmani.
In una cerimonia tra pochi intimi al comune di Walsall, gli sposi indossavano gli abiti tradizionali della cultura bengalese.
Da quello che si sa, Choudhury è il primo musulmano gay a sposarsi nel Regno Unito, rompendo così un tabù anche all’interno della comunità islamica. Errata corrige: quello di Jahed non è il primo matrimonio tra persone dello stesso sesso in cui almeno uno dei due partner è musulmano. Come ha ricordato la drag queen Asifa Lahore “sono innumerevoli le persone LGBT che si sono sposate dal 2014. Io stesso mi sono prima unito civilmente e poi sposato con un altro musulmano”
“Stavo piangendo su una panchina e Sean si è avvicinato per chiedermi se fosse tutto ok – racconta il ragazzo a proposito del suo incontro con suo marito -. Mi ha dato speranza nel mio momento più basso ed è stato accanto a me per tutto il tempo”.
“Ero diverso da tutti gli altri: non mi è mai piaciuto il calcio, preferivo guardare gli spettacoli di moda in TV – continua -. Ricordo che mi sentivo intrappolato. E’ andata avanti per tutta la scuola: le persone mi sputavano addosso, mi svuotavano i cestini della spazzatura addosso, mi chiamavano maiale e le persone musulmane mi urlavano ‘harum” che è un bruttissimo insulto nella mia lingua”.
Per un po’ ha tentato di cambiare se stesso: ha avuto una fidanzata, ha cambiato la cerchia di amici, ha assunto dei farmaci ed è anche andato in pellegrinaggio in Arabia Saudita e in Bangladesh, il suo paese d’origine. Ma questo non ha fatto che peggiorare le cose.
Altri musulmani continuavano ad insultarlo e “fag” (frocio) venne scritto con la vernice sulla porta di casa sua.
La moschea che frequentava da 15 anni non lo ha più fatto entrare ed è stato anche picchiato. Per tutto questo, ha tentato il suicidio.
Proprio in quel momento Sean è entrato nella sua vita e un’organizzazione che si occupa di accogliere i giovani LGBT nella situazione di Jahed gli ha trovato una casa dove i due ragazzi vivono da allora. Uscire dal vortice non è stato facile: il ragazzo ha dovuto superare una sindrome da stress post traumatico, aveva problemi a stare con le persone e non riusciva a lavorare. Ora la sua vita è cambiata e il suo esempio ha un valore enorme sia per la comunità islamica che per quella LGBT. Ma per ora, i due giovani sposi sono intenzionati a godersi il momento e partiranno per il loro viaggio di nozze in Spagna.
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