Il Kenya, nel suo prossimo censimento, raccoglierà informazioni e stime sulla presenza delle persone intersessuali all’interno del suo territorio. Lo riporta il sito Africa – La rivista del continente vero. «Le persone intersessuali in Kenya sono spesso costrette a subire violenze e discriminazioni» possiamo leggere nell’articolo. «Si stima siano più di 700mila su una popolazione di 49 milioni. Ma non esistono dati ufficiali».
E i dati ufficiali arriveranno, proprio grazie al censimento. Per gli attivisti per i diritti civili, questa misura – lungi dall’essere discriminante – rappresenta una vittoria. «Essere inclusi nel censimento è un grande risultato per noi» dichiara Ryan Muiruri, fondatore della Intersex Persons Society of Kenya (Ipsk). «Ottenere informazioni sulle persone intersessuali nel censimento aiuterà le persone a comprendere le sfide che affrontiamo».
La decisione nasce, riporta ancora il sito, dopo il caso di una madre che aveva chiesto in tribunale che venisse riconosciuta l’identità del figlio, non accertata dai medici proprio per la sua intersessualità. «La donna chiedeva tre cose: i documenti di identità per suo figlio per poter frequentare la scuola, una legge che impediva la chirurgia sui bambini intersessuali a meno che non fosse necessario dal punto di vista medico, informazioni adeguate e supporto psicologico per i genitori». La causa, partita nel 2009, si è risolta solo nel 2014, quando «l’Alta Corte ha ordinato al governo di rilasciare un certificato di nascita al bambino di cinque anni». Si è, ancora, creata una task force – per ordine del procuratore generale – con lo scopo di «fornire un migliore supporto ai bambini intersessuali».
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